mercoledì 4 settembre 2013
Tutto lascia credere che nel prossimo futuro un centrodestra deberlusconizzato per via giudiziaria da Silvio Berlusconi se la dovrà vedere con una sinistra definitivamente berlusconizzata dal leader carismatico, Matteo Renzi. Si calcola che da oggi al momento del confronto tra lo schieramento privato dai giudici della Cassazione del proprio leader storico e lo schieramento per la prima volta dopo Togliatti-Longo-Berlinguer tornato all’uomo solo al comando ci saranno un po’ di resistenze di vario genere. Dai tentativi del Pdl di prendere tempo sulla decadenza da senatore del Cavaliere alle ultime battaglie dei bersaniani contro l’avvento del “marziano” venuto dalla Dc al vertice della “ditta”.
Ma ben pochi mettono in dubbio l’esito del percorso. Che prevede la decadenza o le dimissioni da senatore di Berlusconi e la sua uscita dalla scena politica in cambio di una qualche grazia o commutazione di pena. L’elezione plebiscitaria di Renzi a segretario e a candidato leader della sinistra. E uno scontro elettorale dall’esito scontato visto che il centrodestra parteciperebbe senza leader con la sola speranza di contenere la sconfitta e la sinistra giocherebbe con un leader rampante e con la prospettiva non di vincere ma, addirittura, di stravincere.
Si può tentare di cambiare una prospettiva del genere? I venti di guerra che spirano nel Mediterraneo dicono che a breve non c’è alcuna possibilità di aprire una crisi di governo destinata a sfociare in elezioni anticipate entro la fine dell’anno. Berlusconi, tornato ad essere “falco”, potrebbe anche tentare una carta del genere. Ma dovrebbe mettere in conto non solo l’eventualità del Letta-bis con tutti quelli che lo vogliono vedere morto ma anche una ritorsione dei mercati sull’esempio di quanto avvenne nell’estate dello scorso anno e si è ripetuto nella settimana scorsa.
Si tratta, allora, di una prospettiva ineluttabile? Partendo dal presupposto che in politica nulla è ineluttabile come dimostrò a suo tempo la sorte della “gioiosa macchina da guerra” occhettiana, c’è da considerare un fattore che può stravolgere il percorso che sembra già segnato. Si tratta del “fattore Berlusconi”. Cioè del fatto che se per un verso il Cavaliere non può sottrarsi al dovere di subire le conseguenze della sentenza, per l’altro ha la possibilità di non sottrarsi al dovere politico di continuare a rappresentare quella massa di elettori che vedono in lui l’interprete delle proprie istanze e speranze. Ma come assolvere congiuntamente i due doveri subendo la sentenza ma non rinunciando alla leadership del centrodestra?
La risposta è nell’organizzazione del proprio schieramento e nella definizione del proprio ruolo. Cioè nel far partire congiuntamente non solo il progetto della nuova Forza Italia, ma anche quello del rassemblement o federazione di tutte le componenti dell’area della libertà e della solidarietà disposte a sfidare l’area del dirigismo populista di Matteo Renzi. Di ipotizzare per questo rassemblement un vertice collegiale formato dai responsabili delle diverse componenti. E, naturalmente, di conservare per sé una leadership politica che nessuna sentenza o altra persecuzione giudiziaria può azzerare. Mandela insegna!
di Arturo Diaconale