giovedì 29 agosto 2013
È evidente che l’intermediazione tentata in Egitto dall’Alto Rappresentante dell’Unione Europea, la Baronessa Catherine Ashton, assieme a tutta la diplomazia europea, che una volta tanto ha agito all’unisono, non è stata neppure presa in considerazione dalle forze armate e politiche di quel paese. Si teme che sia poco efficace la presa di posizione europea volte a far cessare od almeno frenare la tragedia della guerra civile siriana.
È chiaro a tutti come in Presidente degli Stati Uniti d’America settentrionale, Barack Obama, abbia una certa difficoltà a coinvolgere nel teatro nordafricano e mediorientale una Nazione che, dopo aver cercato di difendere gli Stati liberi dalla prima guerra mondiale in avanti, oggi che ha anche raggiunto l’autosufficienza energetica, è quantomeno riluttante a spendere ancora il sangue dei propri figli per esportare la democrazia, in paesi ostici ad acquistarla e dai quali non ha più necessità d’importare petrolio.
È, però, in chiara luce sotto il sole che l’Europa non può concedersi il lusso di disinteressarsi del despotismo imperante sull’altra sponda del Mar Mediterraneo, in quanto quel che avviene sull’una sponda di quel mare coinvolge l’altra almeno dall’epoca della guerra di Troia, e ciò riguarda anche l’Iran a partire dalle guerre persiane. Questa volta la Baronessa Catherine Ashton ha fatto tutto quel che poteva, ma la questione è che dovrebbe poter contare su qualcosa di più che sul «facite à faccia feroce» della sua diplomazia. La questione è che se, nell’America settentrionale, gli Stati Uniti spendono 518 miliardi di dollari u.s. per la loro difesa, i contribuenti degli Stati Disuniti dell’Unione Europea ne spendono 311,9 miliardi di dollari u.s., per farsi trattare come il due di coppe.
Infatti, se collettivamente hanno in armi una forza di 15.977.888 uomini, ben equipaggiati e meglio armati, l’ultima volta in Libia sono arrivati praticamente a farsi la guerra tra di loro per arraffarsi i pozzi, ed oggi a Suez due Stati membri, la Gran Bretagna e la Spagna, si mobilitano per questioni di pesca e militari del tutto ridicole e fuori tempo, e l’Italia deve accogliere, praticamente lasciata sola al suo buon cuore mediterraneo, ondate di disperati in fuga da carneficine e correlate povertà. E lo dobbiamo assolutamente fare, soprattutto pei bambini, i quali come al solito non c’entrano nulla, ed il governatore della Lombardia se ne stia fuori dai Maroni, che come apre bocca si rileva quel personaggio indecente che è.
La questione politica seria per l’Europa è che, sulla carta, la Baronessa Catherine Ashton, come Alto Rappresentante dell’Unione europea, non è solo capo della diplomazia dell’Unione, ma ha alle sue dipendenze uno Stato Maggiore dell’Unione europea, nato nel 2002, in esecuzione del Trattato di Nizza del 2000, ed acquartierato nei pressi di Bruxelles, che sarebbe il vertice della catena di comando delle missioni rientranti nella politica estera, di sicurezza e difesa dell’Unione europea. In caso di crisi, questo Stato maggiore deve fornirne il preavviso e la valutazione, nonché approntare la direzione strategica coadiuvato da un comitato politico e di sicurezza e da un comitato militare dell’Unione europea, per la gestione fuori dal territorio dell’Unione europea. La sua missione è di farlo per il mantenimento della pace e la lotta al terrorismo. Data la situazione, oggi, questa struttura non dovrebbe occuparsi altro che di Africa settentrionale e d’Oriente più o meno vicino e medio.
Però tutto questo dovrebbe scattare con una «posizione comune» presa dal Consiglio europeo del Capi di Stato e di governo, nel quale ogni Stato membro dovrebbe anche decidere con quanti e quali uomini impegnarsi, e così dovrebbe intervenire la «Forza dell’Unione Europea», composta da tutti i 28 Stati membri … ma prima occorre mettere d’accordo 28 Capi di Stato e di governo con interessi, teste, ideologie diverse. È vero, vi esisterebbero gli «eurocorpi», cioè, in pratica, un Corpo d’Armata multinazionale bel è integrato, attivo dal 1°Ottobre 1993, oggi di 60.000 uomini, acquartierato a Strasburgo, a cui a diverso titolo partecipano Belgio, Italia, Francia, Germania, Spagna, Lussemburgo, Polonia, anche la Turchia, l’Austria e la Fillandia.
Nel Maggio del 1998 150 soldati furono mandati in Bosnia Erzegovina, nel Febbraio del 2000 una forza di spedizione intervenne in Kossovo, e nel 2004-’5 in Afghanistan a garantire la regolarità dei comizi elettorali. Questa forza, tuttavia, non è alle immediate dipendenze dello Stato Maggiore dell’Unione europea, ed è inquadrata anche nelle strutture della NATO. Vi sarebbe anche la Forza Marittima Multinazionale Europea, per condurre operazioni navali, aeree ed anfibie, nata nel 1995 su iniziativa di Francia, Italia, Portogallo e Spagna, con una cellula permanente comandata da un Capitano di Vascello, ma la cui composizione varia a seconda dell’operazione decis … dai Capi di Stato e di Governo.
Insomma, in tutte queste cose non si segue il metodo sopranazionale comunitario: iniziativa della Commissione esecutiva sotto il controllo del Parlamento europeo e del Consiglio di ministri degli Stati membri competenti per materia; ma il metodo intergovernativo: decidono i Capi di Stato e di governo dei 28 Stati membri riuniti in Consiglio europeo, in cui la Baronessa Catherine Ashton prende parte ma è una voce, se e quando si metteranno d’accordo. Così tutti, quando ci sono spendite di vite e soprattutto soldi, si tirano in dietro, nell’attesa che intervenga lo Zio d’America. E questo spiega il rapporto con la strutture NATO.
I nordamericani già conoscono il meccanismo: ci stavano per perdere la Guerra d’Indipendenza, in quanto gli ingranaggi degli Articoli di Confederazione funzionarono in modo simile, e tutte le ex colonie tentarono di guadagnarsi l’indipendenza facendo spendere e combattere le altre. Se sono diventati quel «grande Impero di Libertà» che sono, l’espressione mi pare che sia di Thomas Jefferson, è perché George Washington e soprattutto il suo assistente Alexander Hamilton, contro l’opinione del predetto Jefferson, si batterono per convocare un congresso a Philadelphia e cambiare sistema. Come sarebbe, nell’Unione europea d’oggi, abbandonare il metodo intergovernativo e passare al metodo supernazionale comunitario anche per la difesa e la politica estera. E fu, in America settentrionale, la Costituzione federale (lì federale vuol dire unitario, anche qui chi dovrebbe andare solo fuori dai Maroni capisce al solito il contrario).
L’alternativa è continuare a far spendere ai contribuenti europei 311,9 miliardi di dollari u.s., per mantenere in armi 15.977.888 uomini sottoutilizzati, contare quanto il due di coppe persino nei paesi limitrofi del Mediterraneo, ed alla fine essere colonizzati da tutti, dalla plutocrazia bancaria globale alla Cina, e se proprio ci và male, ma nella storia spesso le sciagure peggiori accadono, dal terrorismo fondamentalista, sia islamista che magari nostrano, in veste populista xenofoba. Infondo nessuno dei Capi di Stato e di governo riuniti a Versailles per spartirsi la Vittoria del 1918 s’aspettava di coltivare con estrema cura Zio Adolfo. Noi Italiani, poi, siamo tutti presi dall’esame dell’ombelico d’una miserabile politica strapaesana come non lo è stata mai.
di Riccardo Scarpa