giovedì 1 agosto 2013
I dati riprodotti martedì scorso dal “Sole24Ore”, che hanno indotto il giornale di Confindustria a sostenere che l'abolizione dell'Imu sulla prima casa (tranne gli immobili di lusso) premierebbe i redditi più alti (“I numeri del Tesoro. Con lo stop all'Imu premiati i redditi alti”, era il titolo) dimostrano in realtà il contrario, e cioè «l'impatto fortemente regressivo» dell'imposta, non della sua abolizione. Se chi dichiara al fisco più di 120 mila euro l'anno versa, in media, 629 euro, cioè lo 0,5% o anche meno del suo reddito, e invece chi dichiara fino a 10 mila euro l'anno paga, in media, 187 euro, cioè quasi il 2% o anche più del suo reddito, non può esserci alcun dubbio su quale sia la fascia di contribuenti più penalizzata dall'Imu sulla prima casa.
Pesano di più 187 euro su un reddito fino a 10 mila euro (anche perché fino vuol dire che nella media dei 187 rientrano anche redditi inferiori, per esempio di soli 7-8 mila euro, rispetto ai quali l'imposta vale molto più del 2%), che 629 euro su un reddito oltre i 120 mila euro (anche perché oltre vuol dire che nella media dei 629 rientrano anche redditi molto superiori, per esempio di 150 mila euro, rispetto ai quali l'imposta vale addirittura meno dello 0,5%). Ovvio, quindi, che il risparmio derivante dall'esenzione totale della tassa sulla prima casa sarebbe senz'altro maggiore per i redditi più alti in termini assoluti, ma al contrario in termini percentuali premierebbe i redditi più bassi, perché è su quelli che l'imposta pesa, in percentuale, maggiormente. Detto questo, l'errore metodologico sta proprio nel voler misurare l'equità di un'imposta di natura patrimoniale con la distribuzione per classi di reddito. E' come mischiare mele con pere.
Se la logica è colpire la rendita, dal momento che non siamo più nell'800 non ci si può meravigliare che a rimetterci siano anche molti contribuenti a reddito basso. Basti considerare che mentre pensionati, operai o semplici impiegati proprietari della casa in cui vivono in città medio-grandi hanno dovuto pagare anche un migliaio di euro di Imu con redditi certamente bassi o medi, chi guadagna oltre 120 mila euro ma abita in piccoli centri o in zone isolate probabilmente se l'è cavata con 2-300 euro. Il fatto è che un'imposta patrimoniale sulla casa, che si calcola sulla rendita immobiliare, non potrà mai essere equa rispetto al reddito.
di Federico Punzi