La spirale nevrotica dei media estremisti

martedì 23 luglio 2013


«Alfano resta. Ma per poco». Nell’intervista di domenica scorsa al "Corriere della Sera" il diretto interessato ha smentito il titolo di prima pagine de L’Unità del giorno precedente, quello della bocciatura da parte del Senato della mozione di sfiducia di Sel e Cinque Stelle nei suoi confronti, rilevando che la posizione del giornale, organo del Pd, non corrisponde alla linea ufficiale del Partito Democratico.

L’affermazione di Angelino Alfano può essere contestata rilevando che in realtà il Pd non ha una sola linea ufficiale ma ne ha diverse come si è visto in maniera fin troppo evidente nel dibattito sulla sfiducia al Ministro dell’Interno in cui il Presidente del Consiglio Enrico Letta, esponente di punta del Pd, ha assunto una posizione ed il capo gruppo del Pd Luigi Zanda ne ha preso un’altra del tutto diversa.

Ma la scoperta della doppiezza o della molteplicità delle facce ufficiali del Pd è come quella dell’acqua calda. Molto più interessante, invece, rilevare come la denuncia di Alfano del fatto che l’organo di stampa del Pd si collochi di regola su una linea più avanzata ed oltranzista di quella della segreteria del partito, stia ad indicare un fenomeno che non riguarda il solo Pd ma l’intero quadro politico ed informativo nazionale.

A sinistra come a destra i media sono portatori di posizioni sempre e comunque più rigide ed intransigenti di quelle delle forze politiche della loro area di riferimento. Il blog di Beppe Grillo e “Il Fatto” di Padellaro e Travaglio dettano abitualmente al popolo dei giustizialisti e dei qualunquisti post-girotondi una linea ispirata ad un giacobinismo intollerante ed incendiario che va sempre oltre il malcontento e la protesta degli elettori di quella fascia politica. "L’Unità" è ferma all’irrealistico estremismo dell’era bersaniana e sembra impegnato perennemente a sabotare il governo Letta per favorire l’impossibile esecutivo sognato dall’ex segretario .

Lo stesso vale per i grandi giornali dei cosiddetti poteri forti, dal "Corriere della Sera" alla "Stampa" fino al "Messaggero", segnati da conformismo tanto politicamente corretto quanto ottusamente estremista. Per non parlare di “La Repubblica” e del suo gruppo che interpreta il proprio ruolo storico di “giornale partito” giocando sempre e comunque la partita del “tanto peggio, tanto meglio”.

Speculare a quanto avviene a sinistra è ciò che si verifica a destra. "Il Giornale" e “Libero” preferiscono sempre l’urlo alla pacatezza a dispetto di un’area di riferimento un tempo chiamata “maggioranza silenziosa”. Ed il fenomeno non risparmia i principali canali televisivi, dal monopolista satellitare ottusamente impegnato ad imitare ogni forma di giacobinismo ed intolleranza cartacea a alle reti Rai e Mediaset che riflettono, alle volte senza nemmeno esserne consapevoli, l’irragionevolezza ed il fondamentalismo diffuso.

I media sono dunque l’avanguardia ed i partiti la sussistenza che segue. Con l’aggravante drammatica che l’avanguardia non ha la responsabilità di sapere dove andare ed i partiti che in teoria dovrebbero avere questa responsabilità seguono gli irresponsabili verso il baratro per paura di perdere visibilità. A quando la reazione contro la spirale dell’estremismo nevrotico e demenziale?


di Arturo Diaconale