mercoledì 17 luglio 2013
Per mesi Roberto Maroni è andato alla ricerca disperata di un tema capace di tornare a risvegliare gli ardori sopiti o totalmente svaniti dei vecchi elettori leghisti. Riprendere ad agitare la bandiera della secessione cara all'Umberto Bossi delle origini sarebbe fatica sprecata. Ormai anche i più tenaci sostenitori della necessità di separare la Padania dal resto dell'Italia si rendono perfettamente conto che il progetto lanciato a suo tempo da Miglio è ormai superato e non ha alcuna possibilità di essere realizzato. La subordinata della secessione , cioè la linea del “prima il Nord”, ha avuto una scarsa presa su militanti che di fronte alla crisi se ne infischiano del Settentrione e del Meridione e vorrebbero vedere applicata la linea del “prima se stessi”.
Lo scivolone di Roberto Calderoli sulla ministra Cecile Kyenge avrebbe potuto rappresentare il colpo finale ai tentativi del Governatore della Lombardia di svegliare i leghisti addormentati o di recuperare quelli fuggiti verso l'astensione o la protesta dei grillini. Invece, la spropositata reazione del mondo politicamente corretto all'insegna dello sdegno, della condanna e della esecrazione per una battuta infelice trasformata in una sanguinosa offesa razzista, ha regalato a Maroni il pretesto e l'occasione che aveva cercato con tanta determinazione e con con scarsa fortuna. La bandiera che i severissimi censori della sciocchezza compiuta da Calderoli non è quella del razzismo.
Che in Italia può al massimo mobilitare qualche gruppetto isolato di forsennati psicotici a cui riesce impossibile coagulare un consenso appena significativo. La bandiera che il segretario leghista si è affrettato a raccogliere ed a sventolare è quella della battaglia contro l'immigrazione clandestina, quella che negli ultimi tempi è stata di fatto depenalizzata e rilanciata da Papa Bergoglio , sollecitata dalla ministra Kyenge in nome di una accoglienza senza barriere ed esaltata dalla Presidente della Camera Boldrini che non parla d'altro visto che non conosce altro. Il regalo fatto a Maroni dal riflesso pavloviano dei fondamentalisti del politicamente corretto non va confuso con la vecchia tematica anti-immigrazione sfociata a suo tempo nella famosa ed inutile Bossi-Fini. Quella tematica è ormai superata dai fatti. E non perché la questione dell'immigrazione sia stata risolta ma perché da allora ad oggi , sotto la spinta della crisi economica e della recessione, si è aggravata ed è diventata potenzialmente molto più esplosiva di un tempo. I termini di questo aggravamento sono nelle cifre della disoccupazione: quella dei cittadini italiani supera il 10 per cento, quella degli immigrati , regolari o clandestini che siano, supera il 14 per cento.
Ora non c'è da fronteggiare solo la rabbia dei lavoratori italiani delle fasce più basse che si debbono contendere il lavoro con gli immigrati. C'è da affrontare anche la rabbia di chi è arrivato in Italia nella speranza di trovare una soluzione alla propria disperazione e scopre che ad aspettarlo non c'è solo la stessa disperazione ma anche il degrado, l'umiliazione, l'emarginazione. La Lega ha trovato il pretesto per frenare la diaspora del proprio elettorato. E ringrazia sentitamente i militanti ottusi del politicamente corretto.
di Arturo Diaconale