sabato 15 giugno 2013
Nessuno lo dice. A partire dai ministri a finire al Presidente del Consiglio, Enrico letta. Ma la linea scelta dal governo per superare le difficoltà del momento presente sembra essere solo quella del “perdere tempo”. Sulle riforme, da quella elettorale a quelle istituzionali, si è scelta la strada tortuosa ed inutile della commissione dei saggi affiancata da una consultazione popolare via web destinata a tradursi nella solita fiera delle vanità di chi ha scambiato internet nel confessionale tecnologico delle proprie nevrosi. Di questo tipo di riforme, dunque, se ne riparlerà non prima dell'autunno.
E solo per investire il Parlamento, che poi è l'unico titolato a discutere ed ad approvare i provvedimenti di riforma, della intricata questione. Stessa solfa per i provvedimenti economici. Chi aspetta qualche provvedimento urgente per evitare l'aumento dell'Iva e stabilire il riassetto definitivo della tassazione sulla casa è destinato a rimanere deluso. Il Ministro Zanonato ha annunciato che non ci sono soldi. E, di conseguenza, che la decisione di non aumentare l'Iva e annullare l'Imu sulla prima casa è rinviata a data da destinarsi. Questo significa che le risorse non impegnate su questi fronti potranno essere destinate al fronte della riduzione delle tasse alle imprese ed ai lavoratori? Niente affatto.
Se i soldi non ci sono per Imu e Iva non possono esserci neppure per gli sgravi sulle assunzioni. Ma poiché sbattere la verità in faccia a commercianti , consumatori e proprietari è politicamente corretto mentre non lo è avere la stessa brutale franchezza nei confronti dei sindacati, della Confindustria e dei partiti della sinistra, il governo ha annunciato che non ci saranno provvedimenti d'urgenza di sorta sul tema del lavoro perché prima bisognerà effettuare una doverosa consultazione con le forze sociali. Insomma, anche in questo caso , l'esecutivo di Enrico Letta ha scelto la linea del “ prendere tempo” . Fino a quando andrà avanti questa sorta di paralisi decisionale ? Nessuno dubita che si tratti di una scelta priva di alternative. E che il governo, se ci fossero le condizioni, non avrebbe difficoltà a non alzare l'Iva, ad eliminare l'Imu ed a varare la riduzione delle tesse per le imprese e per i lavoratori.
Ma un limite temporale allo stallo deve essere pur dato. Non tanto in nome di quella chiarezza e trasparenza che tutti invocano ma nessuno applica, quanto sulla base della considerazione che alla lunga il non fare porta automaticamente al tracollo della situazione sociale del paese e della stabilità del governo. Chi, all'interno dell'esecutivo, è convinto di poter contare su una sorta di scudo protettivo formato dall'emergenza, dal sostegno dell'Europa e dalla volontà di Giorgio Napolitano, compie un grave errore. Perché i fattori che garantiscono la tenuta dell'attuale esecutivo di larghe intese possono tenere finché le tensioni sociali che serpeggiano nel paese rimangono contenuti e nei limiti sostenibili. Ma se le tensioni esplodono lo scudo di emergenza (Europa e Quirinale) salta . E con esso salta il governo del “prendere tempo”.
È probabile, come molti sostengono, che per uscire dalla paralisi si debba attendere il risultato delle elezioni tedesche di settembre. Solo un allentamento della linea di estremo rigore portato avanti dal governo della Cancelliera Merkel potrebbe consentire ad Enrico Letta ed ai suoi ministri di incominciare ad operare concretamente per ridurre le tensioni. Perché, però, invece che inventare pretesti per prendere tempo e rinviare le decisioni, non dirlo apertamente? È certo che una “operazione chiarezza” in questo senso alimenterebbe le polemiche nei confronti non solo della Germania ma anche degli altri paesi rigoristi dell'Europa del Nord. Ma chi garantisce che tenere nascosta questa verità non impedisca la crescita e l'esplosione delle spinte antieuropee? E, soprattutto, se il problema è l'eccesso di rigore imposto da Berlino, perché non incidere in qualche modo sulle future scelte della Germania facendo sapere che di eccesso di rigore non rischiano di morire solo i paesi del Mediterraneo ma la stessa Unione Europea?
di Arturo Diaconale