Pdl, finalmente un partito nazionale

giovedì 13 giugno 2013


Era qualcosa che sognavamo da tempo. Fin dai giorni in cui, in Italia, si è iniziato a parlare di un "partito unico" per il centrodestra. E oggi il momento è finalmente arrivato. Nato da una "fusione a freddo" voluta da Silvio Berlusconi per puro tatticismo, il Pdl non ha mai dato l'impressione - nei cinque travagliati anni della sua storia - di poter diventare un vero partito nazionale, distribuito in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.

Il Popolo della Libertà, al contrario, si è sempre comportato come un network (particolarmente inefficiente) di minuscoli potentati personali e cordate di piccolo cabotaggio spinte da interessi particolari. Mai, insomma, il Pdl è stato in grado di strutturarsi come un vero partito (leggero, per carità), capace di raccogliere e motivare la propria base elettorale e i propri attivisti. Per farlo, pur tutelando le peculiarità di ciascuno, sarebbe servito un lavoro di radicamento sul territorio capillare e organizzato. Ci sarebbero volute strategie univoche nell'elaborazione politica e nella comunicazione, insieme a strumenti (magari democratici) per identificare queste strategie. Troppa fatica. Meglio, molto meglio, affidarsi all'invincibile macchina da guerra incarnata da Silvio Berlusconi. Capace, in perfetta solitudine, di sbaragliare gli avversari anche nei momenti di maggiore difficoltà.

E così il "partito" si è trascinato stancamente, senza mai un guizzo o un reale ricambio dei propri quadri dirigenti. Anche quando, di fronte alla spietatezza dei fatti, l'arcana pratica delle dimissioni sarebbe stata, più che consigliabile, assolutamente obbligatoria. Poi però, all'improvviso, l'imprevedibile è accaduto. E al termine di una tornata amministrativa particolarmente importante, nei mesi successivi ad una delle crisi politiche ed istituzionali più gravi nella storia repubblicana, il Pdl è riuscito nell'impresa. Come d'incanto, un partito frammentato e governato dal caos ha trovato la soluzione a tutti i suoi problemi geopolitici. A prescindere dalle alleanze, dalla latitudine, dalle responsabilità di governo, dalla forza o dal numero degli avversari, il Popolo della Libertà è finamente riuscito a comportarsi come un vero partito nazionale, ottenendo un risultato elettorale omogeneo su tutto il territorio nazionale, isole comprese. Ed è scomparso.


di Andrea Mancia e Simone Bressan