Italia, Paese dei tesoretti

sabato 1 giugno 2013


L'Italia si sta sempre più connotando, tra le tante cose negative che ne caratterizzano la sua politica, come il Paese dei "tesoretti". Invischiati in un sistema di consenso troppo orientato sulla spesa pubblica, i cosiddetti rappresentanti del popolo fanno spesso a gara nel prospettare l'arrivo di qualche inaspettato, quanto improbabile gruzzolo da distribuire "democraticamente". E l'ultima di queste favole scaturisce dalla cancellazione da parte dell'Europa della procedura d'infrazione per deficit eccessivo che gravava sull'Italia dal 2009. Su questo fatto, positivo essenzialmente dal lato di una certa ritrovata credibilità finanziaria, è scattato un impressionante riflesso condizionato, il quale ha spinto molti esponenti politici di vari orientamenti a sparare ingenti cifre da spendere che, ad una attenta riflessione, sembrano esistere solo nella loro testa.

In soldoni, il presunto tesoretto derivante dal nostro parziale ritorno nel club dei partner più virtuosi sarebbe stimato tra i 6 e i 12 miliardi di euro. Ora, come ha giustamente spiegato su La7 l'economista Veronica De Romanis, in primis l'uscita dalla temuta procedura d'infrazione può senz'altro servire ad abbassare ulteriormente il famigerato spread, ma ciò non implica che il governo si trovi automaticamente in possesso di nuove risorse da investire. Probabilmente, ha aggiunto la stessa De Romanis, il tesoretto di cui si parla è relativo ad un piano di finanziamento europeo, denominato Youth Guarantee, di sostegno all'occupazione giovanile che si aggira per l'appunto intorno ai 6/7 miliardi. Un piano che prevede l'erogazione di tali quattrini dal 2014 al 2020 e, cosa fondamentale, suddividendoli per i 27 membri dell'Unione europea. Questo significa che l'Italia potrà spendere in 6 anni circa 500 milioni di euro. Briciole in rapporto a quello che viene sbandierato dai campioni del deficit spending.

D'altro canto, se continua a dominare la concezione keynesiana secondo la quale lo sviluppo economico e l'occupazione discendono direttamente dalla quantità di risorse finanziare dispensate all'uopo dalla mano pubblica, appare ovvio che tenderà inesorabilmente a prevalere la politica dei tesoretti da regalare. Anche perchè chiedere consensi promettendo scorciatoie finanziarie al posto di una sano realismo fondato sul senso di responsabilità individuale -della serie rimbocchiamoci tutti le maniche- risulta assai più facile e spendibile nel breve periodo. Il problema è che con queste illusioni il Paese non uscirà mai dai guai in cui si è cacciato.


di Claudio Romiti