mercoledì 29 maggio 2013
Alle elezioni comunali di Roma si sono giocate due campionati distinti e diversi. Uno di serie A, che ha visto partecipare il candidato della sinistra Ignazio Marino ed il sindaco uscente Gianni Alemanno sostenuto dal centro destra. Ed uno di serie B in cui si sono misurati il candidato del Movimento Cinque Stelle De Vito ed il candidato del generone romano Alfio Marchini. I primi due andranno al ballottaggio. Gli altri due avranno la possibilità di risultare determinanti per l'esito dello scontro tra Marino ed Alemanno.
Sulla carta e nelle valutazioni dei dirigenti della sinistra la partita che si giocherà nella Capitale il 9 ed il 10 giugno è già decisa. Il vantaggio ottenuto dal rappresentante della sinistra al primo turno sembrerebbe dare per scontata la sconfitta del sindaco uscente e la vittoria di Ignazio Marino. Basta che i partecipanti al campionato di serie B entrino in campo in favore del candidato del Pd nel corso del secondo tempo della partita tra quest'ultimo ed Alemanno ed il gioco è fatto. In realtà, però , le valutazioni dei dirigenti della sinistra non tengono conto che solo tre mesi fa i risultati delle politiche indicavano come gli unici titolati a partecipare al campionato di serie A erano il candidato della sinistra, qualunque esso fosse stato, e quello di Cinque Stelle. E che nel frattempo il sindaco uscente è riuscito a ribaltare tutte le previsioni fondate sui risultati delle politiche ed a strappare al grillino la possibilità di andare al ballottaggio con l'uomo del Pd. La previsione fondata sulla certezza che i voti del campionato di serie B si riversino solo ed esclusivamente su Marino, inoltre, appare del tutto avventata. Non perché nei prossimi quindici giorni nulla impedisce che lo sfidante di Alemanno riesca a convincere Marchini e De Vita ad invitare i propri elettori a convergere sul suo nome.
Ma perché i voti ottenuti sia da Marchini, sia da De Vito, non sono espressi da compatte falangi di militanti pronte ad obbedire senza cedimento alcuno agli ordini dei rispettivi capitani. Ma rappresentano un elettorato d'opinione per definizione libero da qualsiasi tipo di vincolo diverso dalle proprie personali preferenze ed inclinazioni. Può essere che una parte marginale del voto grillino possa convergere su Marino in nome di una comune appartenenza alla tradizione post-comunista. Ma è fin troppo probabile che la stragrande maggioranza degli elettori del partito di Beppe Grillo non faccia grande differenza tra Marino ed Alemanno (come ha già rilevato lo stesso De Vito ) e decida di non partecipare affatto al ballottaggio rifiutandosi di appoggiare i due rappresentanti di partiti che fanno parte della stessa coalizione di governo.
La stessa considerazione, per motivazione completamente diverse, vale per l'elettorato borghese di Marchini. Può essere che una parte , quella del generone politicamente corretto, sia ben felice di ricordare l'origine “calce e martello” della famiglia di Alfio. Ma è molto più probabile che gran parte dell'elettorato moderato e borghese del costruttore avverta al momento del voto il richiamo della foresta a non sostenere un candidato deciso ad interpretare la parte del laico laicista e neo-giacobino nella città del Papa. La partita, dunque, non è affatto chiusa. Può essere ancora giocata con una piccola possibilità di successo da parte di Alemanno. A condizione che il sindaco uscente non si limiti a promettere di emendarsi dagli errori commessi nel primo mandato ma sappia dare un segnale preciso della volontà di cambiare il passo seguito fino ad ora. La critica principale è stata di non essersi circondato da una classe dirigente all'altezza della situazione e dei problemi della Capitale? Indichi la nuova squadra con cui conta di realizzare il cambiamento in meglio di Roma. E si affidi alla buona sorte!
di Arturo Diaconale