C'è un solo modo per uscire dalla crisi

venerdì 17 maggio 2013


Come ampiamente riportato dai mezzi d'informazione, è la prima volta che l'economia italiana riporta un segno negativo per ben sette trimestri consecutivi. Si tratta dunque di una crisi profonda,assai più grave di quella che stanno attraversando gli altri grandi Paesi europei. Tanto che a marzo la produzione industriale è crollata di un altro 5,2%, tre volte la media europea, la quale è scesa dell'1,7%. Ora, ciò dimostra -se ce ne fosse ancora bisogno- che la politica del rigore portata avanti quasi esclusivamente dal lato delle tasse -se si esclude la riforma delle pensioni Fornero/Monti- ha contribuito a far avvitare il sistema economico in una spirale senza apparente via d'uscita.

Soprattutto in quei settori in cui si è deciso di applicare con maggior ferocia la mannaia del fisco i consumi e gli investimenti si sono ridotti al lumicino, provocando di conseguenza una sostanziale perdita di gettito. Basti pensare al tracollo della nautica di diporto e delle auto di grossa cilindrata, a seguito della insensata campagna fiscale che il governo Monti ha intrapreso contro i possessori di questi simboli della ricchezza, dando fiato alla peggior demagogia di sinistra. Così come le transazioni di borsa si sono ridotte moltissimo a seguito dell'introduzione della demenziale tobin tax, come se non bastasse il quasi raddoppio dell'imposta sugli incrementi dei valori azionari, i cosiddetti capital gains.

Una tobin tax la quale, esentando gli speculatori di professione visto che non si paga sulle compravendite effettuate in giornata, tende a colpire tutti quei risparmiatori che muovono con oculatezza e circospezione i propri titoli. Ma nel complesso, dato che la pressione tributaria allargata ha superato ampiamente la soglia di non ritorno del 50%, il cappio al collo per un sistema affetto da un evidente eccesso di intervento pubblico si è fatto insopportabile. E non esistono, pertanto, altre soluzioni al di fuori di un significativo allentamento della stessa pressione allargata, soprattutto nei confronti di si trova ad operare nella difficile trincea del mercato. E sotto questo profilo non ci sono trucchi o furbe partite di giro che tengano: occorre tagliare la spesa pubblica, prendendo misure coraggiose quanto impopolari, onde poter poi ridurre l'attuale feroce tassazione all'interno di una situazione di relativo equilibrio nel bilancio dello Stato.

Occorre farlo parlando chiaro al Paese, evitando di nascondersi dietro l'alibi dell'Europa a presunta trazione germanica o di immaginari complotti di una speculazione cinica e bara. Il problema è che se nel Paese che conta prevalesse un generale senso di responsabilità, anche il governino Letta potrebbe trovare la forza e la determinazione per iniziare un così difficile percorso. Ma con una parte della magistratura che si mette di traverso, boicottando di fatto l'esecutivo delle grandi intese, e la presenza di troppi estremismi contrapposti anche nella maggioranza, il rischio che si proceda con il pilota automatico verso le nebbie del nulla appare a questo punto molto alto. Se così fosse, chiunque dovesse prendere in mano le redini del Paese nel giro successivo, si troverebbe di fronte ad una catastrofe irreversibile. Staremo a vedere.


di Claudio Romiti