giovedì 25 aprile 2013
Fino ad ora gli incredibili errori compiti dal gruppo dirigente del Pd hanno permesso al Pdl, uscito sconfitto (sia pure di un soffio) dalle elezioni, di trasformarsi nel vincitore della lunga e travagliata fase del dopo voto. Silvio Berlusconi ha perfettamente ragione nel rivendicare il merito di aver richiesto per primo la riconferma di Giorgio Napolitano al Quirinale. E può più che legittimamente sottolineare con soddisfazione di essere riuscito ad ottenere il risultato del governo di larghe intese che aveva chiesto e perseguito con coerenza e determinazione dall'indomani del risultato elettorale. Ma il Pdl ed il suo leader compirebbero un gravissimo errore se si lasciassero cullare sugli allori. Non solo perché il successo è stato in gran parte favorito dal demerito degli avversari. Ma soprattutto perché il difficile viene proprio adesso.
Sia perché si tratta di formare una squadra di governo all'altezza della gravissima situazione . Sia perché bisogna ora passare dalla propaganda della campagna elettorale alle proposte di riforma possibili e realizzabili nel minor tempo possibile. Sia perché, infine, la coalizione di centro destra che ha sfiorato la vittoria alle elezione ed ha sostanzialmente vinto il dopo elezioni, giunge all'importantissimo appuntamento della formazione del nuovo esecutivo perdendo per strada due formazioni dello schieramento originario come la Lega e Fratelli d'Italia. Con quale criterio scegliere la propria delegazione governativa? Come comportarsi nella scelta delle misure e delle riforme da portare avanti ? E quale strategia politica da avviare non tanto per recuperare i pezzi della coalizione decisi a sfruttare i vantaggi dell'opposizione quando per creare le condizioni politiche, culturali, morali per costruire durante la fase del governissimo un grande schieramento liberaldemocratico capace di prendersi la rivincita sulla sinistra quando i cittadini saranno chiamati a nuove elezioni politiche? Il futuro del centro destra, in sostanza, si gioca adesso. E passa in primo luogo attraverso l'applicazione dei criteri della competenza, della capacità, del merito e non della fedeltà cortigiana nella scelta del futuri componenti del governo e del sottogoverno.
La qualità deve essere il tratto distintivo degli uomini e delle donne del centro destra nel prossimo esecutivo. E questa qualità, da perseguire anche puntando fuori del tradizionale gruppo dirigente, deve intrecciarsi con la coerenza e la fermezza nel pretendere l'inserimento nel programma del governo delle riforme e delle misure che caratterizzano la linea liberaldemocratica e riformista del centro destra. La coerenza e la fermezza sul programma non esclude affatto la necessità di trovare compromessi utili con il Partito Democratico. Significa avere la consapevolezza che solo conservando la propria identità sulle questioni di fondo si può sfuggire ad rischio di trasformare le larghe intese in un inciucio paralizzante dagli effetti sicuramente negativi. La qualità e la coerenza, infine, debbono essere utilizzate per promuovere un grande processo di rinnovamento interno nel centro destra e di allargamento a tutte quelle forze che condividono la necessità di difendere il sistema della democrazia rappresentativa non con la chiusura passiva ma con una grande e coraggiosa azione di modernizzazione delle istituzioni e della società nazionale. L'obbiettivo non deve essere solo quello del recupero della Lega e di Fratelli d'Italia ad una politica comune. Deve essere molto più ambizioso e prevedere una trasformazione talmente innovativa del Pdl da creare le condizione per la formazione di un'area molto larga di centro destra e di sinistra riformatrice per una nuova e più moderna Costituzione. Il vero alloro su cui cullarsi verrà solo dopo.
di Arturo Diaconale