Ritorno alle "origini" per la sinistra italiana

mercoledì 3 aprile 2013


Non mi ha stupito particolarmente la continua evocazione del cambiamento espressa da Bersani, mentre rincorreva vanamente un accordo con i grillini. La sua cultura politica, fin dai tempi della famigerata fiaccola, ha sempre cercato di cavalcare ogni parvenza di radicale trasformazione della società da realizzare rigorosamente attraverso la via politico-burocratica. Lo stesso regime comunista sovietico, a cui l'antico partito di Bersani si è per molto tempo ispirato nei temi e nelle prassi, per decenni ha illuso i gonzi d'Occidente in merito alla nascita di una società nuova composta da uomini nuovi. Tuttavia solo dopo molto tempo anche i più irriducibili si sono dovuti convincere che quella forma di cambiamento imposta dalla cosiddetta dittatura del proletariato si era trasformata in una colossale tragedia collettiva.

Ma nel dna della sinistra italiana è rimasta l'illusoria e spesso pericolosa vocazione di trasformare il mondo "fino all'ultimo bottone", così come declamava Vladimir Majakovskij, il cantore della rivoluzione d'ottobre. Da qui una sorta di radicalismo del nuovo che nella attuale situazione italiana non poteva che spingere la componente più conservatrice del Partito democratico, (realizzando un paradosso da far concorrenza al famoso Zenone di Elea) facente capo al citato Bersani, a cercare di assorbire in qualunque modo la spinta politica ed elettorale che sta sostenendo il M5S. Una spinta la quale, però, più che una novità sul piano della tendenza in atto sembra voler ulteriormente esasperare gli aspetti nefasti del disastro italiano. Per comprenderlo basta infatti dare una scorsa ai famosi 20 punti che i grillini continuano anche dai banchi del Parlamento a sventolare come una Bibbia per la salvazione del Paese.

Si tratta in buona sostanza di una ulteriore dose di Stato, di burocrazia e di spesa pubblica, con il conseguente risvolto di altre tasse e di nuovo debito. Tant'è vero che lo stesso segretario democratico, proprio nel tentativo di blandire i grillini, ha elaborato otto punti di programma i quali, ricalcando il costruttivismo di questi ultimi, se applicati non possono che peggiorare la già grave condizione del sistema. In realtà l'Italia, per evitare un tracollo oramai dietro l'angolo, avrebbe bisogno di una linea politica diametralmente opposta ai vaneggiamenti di una protesta comprensibile ma incapace di produrre una ricetta accettabile. Occorrerebbe sostanzialmente ridurre il peso complessivo del sistema pubblico, onde liberare importanti risorse umane e materiali in un processo di ripresa. Ma continuando ad inseguire chi propone redditi di cittadinanza nel contesto di una decrescita felice non si potrà che realizzare una sorta di cambiamento del nulla, con buona pace per gli illusi che sperano di raggiungere la stanza dei bottoni succhiando le ruote di Grillo & company.


di Claudio Romiti