L’eterno dilemma del “candidato”

sabato 16 marzo 2013


Con l'apertura ufficiale del nuovo Parlamento le prospettive politiche del Paese appaiono sempre più oscure. Se da una parte abbiamo i residuati bellici di un bipolarismo del nulla, Partito democratico in testa, alla ricerca di una qualche scialuppa di salvataggio, dall'altra parte sembra crescere il consenso di un Movimento 5 Stelle assolutamente orientato ad appoggiare un proprio governo. Ma se, come ho già scritto su queste pagine, gli uomini di Grillo continuano a vincere facile con la semplice ma efficace linea del "mandiamoli tutti a casa", una volta arrivati nella stanza dei comandi costoro dovranno confrontarsi con una situazione assai difficile e complessa. A quel punto, all'interno di uno Stato burocratico che gestisce e spende il 55% del Pil, i fautori della democrazia del web non potranno certamente basarsi sui 20 deliranti punti programmatici presentati in campagna elettorale che alcuni di essi, come il capogruppo al Senato Vito Crimi, continuano a ripetere come un mantra, con in cima il surreale reddito di cittadinanza.

Stessa cosa per il tema spinoso dell'euro, ancor oggi usato dallo stesso Beppe Grillo come una clava politica. Sotto questo punto di vista, se una futura maggioranza politica volesse mettere realmente in discussione la nostra permanenza nella moneta unica, ciò provocherebbe un immediato sconquasso finanziario, anteprima della successiva catastrofe nella effettiva eventualità di un ritorno ad una valuta nazionale. Buona parte del risparmio accumulato si volatilizzerebbe e ci troveremmo a far fronte a costi sempre più proibitivi dal lato delle materie prime. E dato che l'Italia, oltre all'energia, dipende dall'estero anche per buona parte delle derrate alimentari, la nuova liretta ci costringerebbe a imboccare la strada dell'autarchica decrescita felice invocata da Grillo e dal suo consigliere professor Becchi, vera eminenza nel campo delle utopie fallimentari. Per tale motivo sarebbe forse il caso che questa gente, semprechè sia in grado di farlo, spiegasse al popolo che la conseguenza di una rigida applicazione delle loro ricette riporterebbe in auge una visione bucolica della società, con al centro la cura del proprio orticello, ,la legna dei boschi quale combustibile privilegiato e gli indumenti continuamente rattoppati con ago e filo.

Evidentemente gridare ladri e farabutti può anche determinare un trionfo elettorale di proporzioni bulgare, ma da qui ad elaborare una linea di governo responsabile, soprattutto in un frangente così difficile come l'attuale, è tutt'altra cosa. Se si passa una vita a criticare in modo caotico tutto ciò che ci circonda (a tale proposito vorrei ricordare che Grillo qualche anno addietro demonizzava pesantemente la rivoluzione introdotta dal personal computer), si rischia di finire come il protagonista di un famoso film degli anni '70 -"Il Candidato"- interpretato da Robert Redford. Nella scena conclusiva il protagonista, brillante vincitore alla carica di Senatore, si chiude in una stanza con il suo più fido collaboratore e, con uno sguardo quasi disperato, gli domanda: "ed ora cosa facciamo?" Ecco, non vorremmo che i grillini, una volta demolito completamente il sistema dei partiti, si trovassero nella medesima situazione. Staremo a vedere.


di Claudio Romiti