I grilli per la testa di Pierluigi Bersani

sabato 16 marzo 2013


Pier Luigi Bersani dovrebbe smettere di considerare i grillini una banda di sprovveduti da blandire, dividere, fagocitare e disperdere come Palmiro Togliatti fece con i qualunquisti di Guglielmo Giannini. I tempi cambiano. Ed anche se nel Movimento Cinque Stelle non manca una forte componente di protesta qualunquistica e forse non manca neppure qualcuno disposto a farsi catturare con la promessa di qualche poltrona governativa, è da escludere che per il momento i seguaci del comico genovese possano fare la fine di quelli del commediografo napoletano. Ad impedire questa sorte c'è la convinzione di Grillo e dei suoi di avere il coltello dalla parte del manico nei confronti di una classe politica incapace di reagire e scrollarsi di dosso il peso di anni ed anni di errori paralisi, sconcezze e relativo discredito.

I grillini, in sostanza, hanno tratto dal clamoroso successo elettorale la convinzione di essere l'espressione di una sorta di “primavera italiana” che, sul modello di quelle arabe, è inevitabilmente destinata a spazzare via il vecchio sistema e liquidare definitivamente tutti gli agonizzanti partiti tradizionali. Quanto Grillo sostiene che per il proprio Movimento «è meglio un salto nel buio che un suicidio assistito» provocato dall'ascolto delle «sirene Pd», non si limita a compiere un esercizio di semplice retorica. Esprime la convinzione profonda dei suoi parlamentari, entrati a Montecitorio ed a Palazzo Madama grazie al miracolo delle liste bloccate del Porcellum, di essere ormai destinati a realizzare la grande impresa di “cambiare il paese”. Nessuno di loro, Grillo in testa, ha una vaga idea di come si possa mai realizzare la transizione dalla democrazia rappresentativa alla democrazia diretta per via web.

Ma ognuno di loro è convinto che il primo passo di questa transizione debba passare attraverso il rifiuto di ogni possibile contaminazione con gli epigoni del vecchio regime rappresentativo e con la scelta di mandare al più presto al macero la XVII legislatura repubblicana per arrivare ad elezioni anticipate destinate a portare il M5S oltre il cinquanta per cento. I difensori della democrazia rappresentativa, quelli che fino a quando un qualche modello di democrazia diretta per via web non sarà definito pensano più opportuno tenersi il modello conosciuto con tutte le sue pecche piuttosto che trasformare l'Italia in una Libia o un Egitto meno truculenti, dovrebbero affrettarsi a prendere sul serio Grillo. Ed a mettere a punto al più presto una strategia per evitare di fare il gioco di M5S e scongiurare l'ipotesi che i grillini della “primavera italiana” possano provocare nel nostro paese lo stesso caos in atto nella sponda meridionale del Mediterraneo. Questa strategia non è affatto complicata o irrealizzabile.

Basta un accordo tra le forze politiche responsabili per un governo a termine che assuma le iniziative economiche più urgenti e realizzi una riforma elettorale capace di eliminare l'anomalia di liste bloccate che nelle passate legislature ha prodotto la cosiddetta “mignottocrazia” e che nella attuale ha provocato non la fantasia ma l'incompetenza al potere. Gli ostacoli alla realizzazione di una strategia così semplice sono rappresentati dall'ostinazione di Pier Luigi Bersani nel pretendere di poter governare senza maggioranza e dalla lentezza con cui i parlamentari ed i dirigenti democrats stanno prendendo coscienza che, fino a quando le loro contraddizioni interne non saranno risolte, lo stallo andrà avanti facendo il gioco di Grillo e creando le condizioni per elezioni anticipate destinate a postare M5S oltre il cinquanta per cento. Che aspettano ad invitare il segretario ad andare a pettinare le bambole piuttosto che rincorrere i grilli che ha per la testa ?


di Arturo Diaconale