Quel balletto surreale della politica

sabato 9 marzo 2013


Mentre il Paese appare sempre più stretto nella morsa della recessione, assistiamo ad un balletto della politica del tutto surreale. Al centro della scena il Pd di Bersani il quale, inseguendo disperatamente Grillo, cerca di salvare il salvabile da un fallimento epocale. E nell'intento di convincere il M5S a suicidarsi politicamente, il segretario molto traballante di un partito in gravissima crisi propone un pacchetto di misure inverosimili. Misure che se applicate anche solo in parte determinerebbero la rapida bancarotta del sistema. In sostanza, demagogia a parte, Bersani ritiene di salvare il paese presentanto otto punti di un programma con cui si aumenta la spesa pubblica e, conseguentemente, la pressione fiscale. Come se non bastasse la carrettata di nuove tasse, alcune già applicate come l'incredibile “tobin tax”, che pure il 2013 ci riserverà.

D'altro canto, come ho già avuto modo di scrivere su queste pagine, inseguire il comico genovese sul piano delle ricette è una pura follia. Avendo Grillo battuto ogni record di populismo nella sua campagna elettorale, promettendo tutto a tutti, chiunque voglia farsi carico di recepire parte delle sue demenziali proposte economiche dovrebbe poi fare i conti con un bilancio pubblico letteralmente devastato. Ciò soprattutto in considerazione del fatto che il Paese avrebbe ben bisogno di seguire una strada opposta a quella invocata dai troppi demagoghi della nostra politica; ossia meno stato e meno imposte. L'unico aspetto su cui Bersani & company potrebbero accontentare i grillini riguarda i cosiddetti costi della politica, rimborsi elettorali compresi. Ma su questo piano, come dimostra l'ambiguità di questi ultimi anni del Pd -ribadita pure negli otto fumosi punti gettati sul tappeto-, gli eredi del più grande partito comunista dell'Occidente dovrebbero accettare l'idea di smobilitare un ancor poderoso apparato politico-burocratico, accontentandosi di vivacchiare con le poche tessere rimaste e i sempre più scarsi proventi dai vari festival dell'Unità.

La verità è che questa gente è da troppi anni usa a interpretare la politica in modo totalmente gattopardesco, sventolando la bandiera del cambiamento solo sotto campagna elettorale per poi - riforma elettorale docet - lasciare tutto come prima una volta giunti fortunosamente nella stanza dei bottoni. Questa volta le cose sono cambiate. In questo momento, pur dicendo costui molte cose assurde, l'ingombrante presenza di Grillo sulla scena politica dimostra che il tempo delle chiacchiere è terminato. O si fa qualcosa di concreto, o si finisce tutti quanti in malora caro Bersani.


di Claudio Romiti