Il partito trasversale della spesa pubblica

domenica 3 febbraio 2013


In questa strampalata campagna elettorale le maggiori forze in campo sembrano voler fare a gara nel demonizzare la finanza speculativa, considerata la madre di tutti i nostri problemi. Secondo il trasversale partito della spesa pubblica se le banche tornassero a fare il loro dovere, erogando crediti a chi ne ha bisogno, anzichè occuparsi di investire in derivati, il paese riprenderebbe velocemente a crescere. In sostanza è ciò che il responsabile economico del Pd Fassina e l’ex ministro dell’Economia Tremonti hanno detto nel corso dell’ultimo tormentone televisivo condotto da Santoro. In particolare, va rilevato che la sinistra italiana ha sempre enfatizzato il tema dell’accesso al credito, utilizzandolo troppo spesso come elemento diversivo nei riguardi di temi per essa troppo spinosi.

Ed è così che si compie l’ennesimo gioco di prestigio nell’occultare un crescente eccesso di spesa pubblica e di tassazione con lo specchietto delle allodole di un sistema bancario cinico e baro. Un sistema bancario il quale, nonostante sia ancora ampiamente controllato dalle fondazioni politiche, non sosterrebbe a sufficienza la nostra economia. Ora si comprende che, soprattutto nell’imminenza del voto, capitalizzare il consenso di chi crede ancora nella favola della finanza cattiva e dello Stato buono è una ghiotta occasione per aumentare i propri seggi in Parlamento. Tuttavia, il problema di una scarsa offerta di credito non può essere furbescamente affrontato a parte, senza metterlo in relazione con l’andamento complessivo del Paese. Un Paese dominato da una mano pubblica che, spendendo oramai il 55% del Pil, è la prima responsabile del prosciugamento di risorse finanziarie segnalato dalla crescente difficoltà che chiunque riscontra nel trovare finanziamenti.

In altri termini, dato che i capitali non sono un bene illimitato, l’enorme massa di liquidità che, in un modo o nell’altro, finisce nel buco nero della spesa e del debito pubblico comporta inevitabilmente un continuo quanto insostenibile salasso nei confronti del vitale settore del credito. Ed è per questo che se non si allenta la pressione finanziaria esercitata dalla stessa mano pubblica, riducendo drasticamente una tassazione feroce, nessuna misura per facilitare il credito potrà mai servire. D’altro canto, in conclusione, con un prelievo fiscale che arriva a gravare sulle imprese nell’ordine del 60-70% non c’è prestito bancario che tenga. Mancano i presupposti economici per qualunque investimento degno di questo nome.


di Claudio Romiti