Palestina, Israele e quel seggio all'Onu

giovedì 29 novembre 2012


Oggi all’Onu torna la patata bollente della Palestina. L’Autorità Palestinese chiede, infatti, di essere riconosciuta come “Stato osservatore”, un gradino in meno rispetto a “Stato membro”. Ma pur sempre “Stato”, internazionalmente riconosciuto. In qualità di “osservatore”, il governo di Ramallah potrà accedere a organi internazionali giuridici, come la Corte Penale Internazionale. Ed è proprio questo il vero interesse di Abu Mazen: poter denunciare Israele per crimini di guerra e contro l’umanità, come ha già tentato di fare lo scorso aprile. Allora, il tribunale dell’Aia aveva respinto al mittente la raccomandazione palestinese, proprio perché l’Anp è “entità” e non “Stato”. Con l’avanzamento di status, invece, si potrebbe aprire la procedura. Oltre a Gaza, questa volta, l’Anp intende portare all’attenzione dell’Aia anche la morte di Yassir Arafat. Che, secondo i palestinesi, sarebbe stato assassinato da Israele. La sua salma è stata riesumata perché un centro medico svizzero ha trovato “tracce di polonio” sui suoi vestiti. Investigatori palestinesi, russi e francesi, martedì, hanno prelevato campioni biologici dal corpo del defunto leader dell’Olp. In attesa di un responso, come ha dichiarato Tawfiq Tirawi, l’investigatore palestinese, l’Anp si prepara a portare il caso a cospetto dei magistrati dell’Aia. Nel caso il veleno venga trovato realmente. E dando per scontato che (nel caso si rintracci) gli avvelenatori siano gli israeliani e non altri. Benché il rappresentante palestinese all’Onu, Riyad Mansour, dica e disdica (stando alle sue parole, il ricorso all’Aia sarebbe solo “un’opzione”), il progetto di lungo termine è già abbastanza chiaro: ottenere dall’Onu la legittimazione necessaria a delegittimare Israele. Dopo più di mezzo secolo dal 1947, anno in cui l’Onu accettò la nascita dei due Stati, uno arabo e uno ebraico, in Palestina, lo Stato arabo vuole entrare per scalzare l’altro. Obiettivamente, proprio la guerra a Gaza ha ulteriormente dimostrato come l’eventuale Stato palestinese non stia in piedi. È diviso in due governi distinti, uno dei quali (Hamas, a Gaza) non fa passare tre anni senza provocare una nuova guerra contro Israele. Ma i palestinesi sono maestri nella comunicazione. Per l’opinione pubblica, promuove il concetto che sia lo Stato ebraico ad aggredire Gaza, facendo dimenticare la costante pioggia di razzi palestinesi. Per i palati fini, invece, fa passare l’idea che solo con un riconoscimento dello Stato palestinese l’Anp possa “tenere a bada” Hamas. Chi ci crede? La maggioranza dei Paesi all’Onu: almeno 150 su 193 sono pronti a votare per la promozione dell’Anp. Fra cui la Francia, che lo ha già anticipato, seguita dalla Svizzera e dalla Danimarca. La Gran Bretagna ha preannunciato l’astensione, la Germania un voto contrario. Mentre gli Usa minacciano la sospensione degli aiuti all’Anp nel caso avvenga il riconoscimento. Oggi sarà il momento della verità.


di Stefano Magni