martedì 27 novembre 2012
Molto brevemente, da liberale non mi appassiona molto il “duello all’ O.K. Corral” tra Renzi e Bersani, sebbene il rottamatore ispiri maggior simpatia rispetto alla grigia impostazione stile vecchia nomenclatura del secondo. Soprattutto dopo aver ascoltato, alla fine del primo turno, le trionfalistiche argomentazioni di soloni come la Bindi e Marini, tutte chiacchiere e distintivo di partito, viene quasi spontaneo tifare al ballottaggio per il giovane sindaco di Firenze. Tuttavia, sul piano della razionalità politica, dobbiamo convenire che la differenza sostanziale tra i due contendenti non è poi così grande come alcuni osservatori di altre parrocchie, tra cui Ferrara e Feltri, vorrebbero far credere. In soldoni, all’ostentato usato sicuro proposto dal segretario del Pd, chiaro richiamo alla pancia conservatrice del suo schieramento, Matteo Renzi risponde con una delle più colossali illusioni, anch’essa tipica di una cultura di sinistra: l’idea che cambiando semplicemente le facce, eventualmente su base anagrafica, si possa ottenere a caduta una sorta di rigenerazione della politica e della società. Poichè, e questo è bene sottolinearlo con decisione, se Bersani si pone a difesa di uno statalismo da regime sovietico che intermedia il 55% del Pil, Renzi non risponde - seppur compatibilmente con il suo posizionamento nel centrosinistra - con l’alleggerimento di un moloch pubblico che sta portando il paese alla bancarotta. Il suo discorso è diverso. Egli promette di realizzare il “paese dei sogni”, in cui tutti sono più ricchi e più felici, attraverso il solito atto deliberato della sfera politica burocratica. Un atto miracoloso realizzato non più dalla vecchia classe politica, ma dai giovani rottamatori che operano sotto le sue bandiere. Da grande comunicatore qual è, il giovanotto fiorentino rinverdisce, attraverso una fluente parlantina, l’antica truffa costruttivistica dei politici di professione secondo i quali ad ogni problema individuale e collettivo corrisponde sempre un rimedio efficace da introdurre per decreto legge. Corroborando l’ingenua visione dei più sprovveduti, i quali ritengono che i politici bravi siano quelli che usano con maestria leve e bottoni nelle stanze del potere, anche Renzi chiede un sostegno per gestire e sostenere l’esistenza dei cittadini dalla culla alla tomba. Ma in realtà, come la drammatica condizione economica e finanziaria del paese dovrebbe insegnarci, il problema dei problemi nasce e si sviluppa proprio da questa nefasta, quanto illiberale propensione. Ad un passo dal fallimento, Renzi, Bersani o chiunque voglia ambire al governo del Paese, non si può più prescindere da una riduzione significativa di un sistema politico-burocratico che continua a chiedere voti promettendo pane e assistenzialismo. Abbiamo già dato.
di Claudio Romiti