Promesse elettorali in Usa (e in Italia)

domenica 21 ottobre 2012


Premetto, come ho già avuto modo di scrivere su queste pagine, di non essere particolarmente appassionato al nuovismo rampante del rottamatore Matteo Renzi. Preferirei che la contrapposizione politica fosse assai più fondata sui contenuti che non su questioni superficiali e di facile presa in un certo immaginario collettivo. Detto questo, però, debbo esprimere tutta la mia solidarietà al sindaco di Firenze in merito alle evidenti tagliole burocratiche con cui l’attuale dirigenza del Partito democratico vorrebbe farlo fuori nel gioco delle primarie.

Infatti, dopo una iniziale euforia, i sostenitori di Renzi si sono accorti che, in contrasto con le aperture del segretario Bersani - accusato dallo stesso Renzi di aver assunto la parte del “poliziotto buono” -, è stato creato ad arte un contorto e labirintico meccanismo burocratico teso a scoraggiare una ampia partecipazione alle primarie; soprattutto al di fuori del tradizionale perimetro elettorale del centro-sinistra. Non ritenendo sufficiente il ballottaggio per vincere facile, così come recita un ossessivo spot televisivo, le truppe cammellate agli ordini di Bersani hanno pensato bene di introdurre due micidiali strettoie, onde rendere la vita difficile al Gian Burrasca dei democratici: l’obbligo di iscriversi nell’albo degli elettori della coalizione in un luogo diverso rispetto a quello in cui si esprimerà il voto, e la possibilità di partecipare all’eventuale secondo turno - qualora nessun candidato avesse superato il 50% delle preferenze - sostanzialmente solo dopo essersi registrati per il primo turno, con una complicata deroga per chi riuscisse a comprovare dopo la fatidica data del 25 novembre una causa di forza maggiore.

Ora, dato che il giovin rottamatore è partito in questa difficile scalata alla premiership appellandosi, a mio avviso legittimamente, ai delusi di tutti gli orientamenti, in particolare quelli del centro-destra, mi sembra evidente che i residuati bellici dell’antico centralismo democratico comunista abbiano fatto di tutto, praticamente riuscendovi senza quasi colpo ferire, per restringere la base elettorale di Matteo Renzi a colpi di burocrazia notarile. In questo modo è stato posto un forte sbarramento alle persone appartenenti ad diverse aree politiche, creando una sorta di corsia preferenziale per chi - da sempre - è abituato a seguire il partito e le organizzazioni sindacali fiancheggiatrici nelle sue tante sinistre mobilitazioni. Ed è proprio contando sulla disciplina degli antichi sfrittellatori dei festival dell’unità e di chi ha distribuito per decenni il medesimo giornale che i “poliziotti cattivi” di Bersani hanno elaborato l’infernale regolamento stritola-rottamatori.

Ed è proprio in reazione a questo colpo da magliari che, pur avendo deciso di non votare alle prossime elezioni politiche, potrei anche cambiare idea, andando a rompere le uova nel paniere ai bizantini del Pd. In fondo, pur con le idee molto confuse, il sindaco di Firenze una cosa sembra averla capita: uscire dalla linea del rigore, così come il connubio Bersani-Vendola si propone di fare una volta raggiunta la stanza dei bottoni, sarebbe una catastrofe per tutti.


di Dimitri Buffa