mercoledì 17 ottobre 2012
Una nuova Tangentopoli? Il ministro della Giustizia, Paola Severino, ha formulato il proprio giudizio sulla situazione attuale del paese. E subito si è aperto un dibattito sulle similitudini e sulle differenze tra quanto sta avvenendo in questi giorni e quanto è avvenuto nella prima metà degli anni ‘90. La differenza sostanziale, si sostiene, è che allora si rubava per il partito ed ora si ruba per arricchimento personale. Ma la similitudine è che, per sé o per il partito, si rubava allora come si ruba adesso. E che, soprattutto, tutto viene alla luce per l’azione congiusta dei magistrati e dei media che portano avanti le indagine sulle rfuberie insieme alla campagna di moralizzazione del paese. Dunque, la seconda Repubblica crolla come la prima, sotto i colpi del piccone risanatore mediatico-giudiziario. E, quindi, ha ragione la Severino quando parla di nuova Tangentopoli. Invece, con tutto il rispetto per l’attuale ministro della Giustizia, anche se si rubava allora così come si ruba adesso, non c’è nessuna nuova Tangentopoli in atto. Anzi, chi diagnostica che la malattia del presente sia del tutto simile a quella del passato e lascia intendere che la cura debba la stessa usata a suo tempo, non compie solo un clamoroso errore ma crea le condizioni per l’aggravamento ed il collasso definitivo del “malato Italia”.
La Tangentopoli dei primi anni ‘90 ha segnato la crisi della partitocrazia del secondo dopoguerra. Ciò che avviene adesso, invece, è la crisi dello stato burocratico-assistenziale che i vecchi partiti della prima Repubblica avevano costruito per garantire a se stessi l’eterna sopravvivenza grazie alla occupazione clientelare delle istituzioni e che le formazioni politiche della seconda Repubblica non hanno voluto o saputo riformare in alcun modo. Ora, può essere che la Severino abbia parlato di nuova Tangentopoli solo per dare una spinta alla sollecita approvazione della nuova legge sulla corruzione. Ma è assolutamente certo che non sarà il nuovo provvedimento a far guarire le istituzioni ed il paese dal cancro che corrode inguaribilmente entrambi. Qualsiasi nuova legge che pretenda di risolvere con il semplice strumento giudiziario le ragioni istituzionali, politiche e sociali della crisi è destinata a finire come la famose grida manzoniane.
Senza una profonda riforma istituzionale che smantelli lo stato burocratico-assistenziale, senza una seria riforma tesa ad imporre il metodo democratico all’interno dei partiti, senza una radicale riforma dei privilegi corporativi dei sindacati e delle lobby pubbliche e private, non si riuscirà in alcun modo ad evitare un punto di rottura della società nazionale ormai fin troppo incombente.
Pensare che basti una nuova Mani Pulite per passare la nottata è, dunque, illusorio. E l’illusione è talmente evidente, smaccata e fasulla da far sospettare che in realtà chi predica la necessità del piccone mediatico-giudiziario risanatore come unico medicina salvifica del paese nasconda interessi di tutt’altro genere. In questo il paragone con Tangentopoli può essere d’aiuto. Perché da allora ad oggi sono cambiati i partiti, è venuto alla luce il marcio del sistema regionale e delle autonomie, si è svelato il peso insopportabile delle burocrazie clientelari che pesano sulle spalle dei cittadini, è esploso il fenomeno del denaro pubblico che si privatizza quando finisce nelle tasche dei politici ma i soggetti portatori di interessi forti che si perpetuano dietro la cortina fumogena delle campagne moralistiche sono sempre gli stessi. Immutabili, immodificabili, inattaccabili.
Chi ha dubbi in proposito legga il comunicato sindacale del comitato di redazione del “Corriere della Sera”, giornale ormai alfiere del moralismo più intransigente, in cui si ricordano i soggetti che compongono il patto di sindacato di Rcs-Mediagroup: Mediobanca, Fiat, Italimmobiliare Gruppo Pesenti, Pirelli, Banca Intesa San Paolo, Assicurazioni generali, Sinpar gruppo Lucchini, Merloni Invest Francesco Merloni, Mittel, Eridanio Finanziaria, Edison ed infine Unipol che ha rilevato il gruppo Fondiaria-Ligresti. Forse la Severino ha ragione. È in atto Tangentopoli-due, gli eterni interessi dietro le false illusioni!
di Arturo Diaconale