domenica 16 settembre 2012
Per semplificare, vogliamo provare a suddividere gli eletti (a qualsiasi livello) in tre categorie: quelli perbene e, quindi, onesti; quelli ai quali non passa neppure per l’anticamera del cervello che il proprio incarico elettivo sia pro-tempore; quelli che, da un giorno all’altro, si ritrovano a passare da un ‘nulla’ povero (di soldi ed idee) ad una ricca e tentatrice quotidianità della quale approfittare a man bassa. Il tutto per dire che nel gruppo del Popolo della libertà alla Regione Lazio si è scoperto esserci chi apriva conti correnti personali (in Italia e all’estero) e vi dirottava parte dei finanziamenti pubblici destinati al gruppo consiliare, ma anche chi utilizzava quei depositi per acquistare cravatte e champagne, consumare lauti pasti a base di ostriche o pagare cene e servizi fotografici che poco avevano a che fare con la “missione” alla quale gli interessati erano stati chiamati dai loro elettori.
Ci sembra giusto anche osservare che in quel gruppo consiliare siedevano (e siedono tutt’ora) persone oneste della cui attività, purtroppo, si legge ben poco sui quotidiani. Un po’ come succede nella magistratura: si sa più delle gesta del togato affezionato ad apparire a convegni ed in tv, che non del lavoro di quei magistrati che dedicano la loro giornata a studiare (in silenzio) le carte dei loro processi. Ma la vicenda scoppiata nel gruppo berlusconiano contribuisce a mettere in luce – o, meglio, a fornirne una ulteriore conferma – di come sia indispensabile riconsiderare i costi della politica. Premettendo che, a nostro parere, i vari Luigi Lusi o Franco Fiorito sono innocenti fino a sentenza che ne certifichi la colpevolezza, non si può non ricordare, ad esempio, che Lusi gestiva finanziamenti destinati ad un partito che non esisteva più (e che, invece, continuava a prendere rimborsi pubblici) e che ogni consigliere regionale del Lazio ha a propria disposizione annualmente 211mila euro (chi di stipendio ne prende mensilmente 1500, impiegherebbe circa dieci anni ad incassare un simile importo) per finanziare la propria attività politica.
I partiti, tutti i partiti, non possono continuare a far finta di nulla: ne vale l’esistenza di quel poco che resta della loro credibilità. Ed il Pdl potrebbe prendere la palla al balzo ed iniziare proprio dal Lazio un’opera di pulizia al proprio interno e di moralizzazione della res publica. Invece di certo, almeno per ora, c’è una riunione sull’argomento dei vertici del partito che, dopo 12 ore, è terminata con un nulla di fatto, c’è l’autosospensione dagli incarichi dell’interessato e che la Guardia di Finanza che ha sequestrato alcuni documenti nella sede della Regione.
di Gianluca Perricone