Mediaset a vent'anni da Mani Pulite

giovedì 13 settembre 2012


La parola d’ordine era, una volta, marciare non marcire. Secondo il Duce, quel marciare stava al posto di guardare avanti e, invece, il marcire,significava starsene fermi. Da ciò l’altro slogan felicissimo del Crapun: «Chi si ferma è perduto». Vero, verissimo. A proposito di Verissimo e della sua “fondatrice” Cristina Parodi, immagine iconica del Biscione, fino a luglio conduttrice del Tg5: vederla su La7, al pomeriggio, mi ha dato un senso di doppio spaesamento: lei da Mediaset a La7, il marito Giorgio Gori, già enfant prodige (rispetto agli attuali) di Canale5 trasferito armi e bagagli presso Renzi-dove farà il suo prezioso lavoro di spin doctor scalfendo molte sicurezze di Bersani. Possiamo chiamarli, sommariamente, passaggi da destra a sinistra. Non parliamo poi della Zanzara di Cruciani e Parenzo.

Il felicissimo, e forse unico nel genere, format radiofonico era stato impiantato nel programma di TgCom24 e, poi, inopinatamente, espiantato. Un vuoto. Nel frattempo, su La7, era arrivato da Mediaset il sempre politicamente sfruculiante, cioè efficace e tipico, Flippo Facci e si dice che Porro, del Giornale, ritorni a La7 dove, peraltro, un attento Lerner si tiene come ospite fisso Nuzzi, ottimo giornalista dell’area di centro destra. Sono, questi stop and go, soprattutto stop in Mediaset, a dare un  segnale di fuoriuscite, di rallentamento, di frenata se non addirittura di invecchiamento a una azienda che dal suo tycoon aveva avuto sempre l’ordine di marciare, altro che marcire.

Certo,l’irruzione nei programmi di un modello informativo solido e fluente come TgCom24 costituisce un decisivo passo avanti sia nella narrrazione quotidiana delle news sia nella stessa sintassi espositiva, chè la differenziazione dei servizi, l’agilità dell’impaginazione e l’alta professionalità maschile e femminile(soprattutto la seconda) indicano uno sforzo ideativo e realizzativo di grande spessore. Ma, come si sa, una rondine non fa primavera ed anche questa creatura preziosa di Giordano non può riempire i vuoti aperti dentro i palinsesti, dove, peraltro, si confermano le corazzate della Filippi, le portaerei di Bonolis, i bombardieri di Striscia e i fuochi d’artificio prossimi venturi di Celentano. Per dire: i soliti noti, ancorchè eccellenti. Ma le novita?

Il punto vero sta nel fatto,peraltro non rinviabile, che nella primavera del 2013 si vota e anche Mediaset, soprattutto Mediaset, dovrà attrezzarzsi per la bisogna, passare cioè da una tv di pace ad una tv di guerra (politica) nella quale il movimento, la flessibilià, l’attacco, il colpo secco sono il condimento di ogni tv in tempo di elezioni,tanto più se trattasi di Tv marchiate a fuoco dal suo creatore, che non pare abbia rinunciato alla politica, sia pure come padre nobile. Sic stantibus rebus, è comprensibile che un programma come “Quinta Colonna” condotto dal volonteroso e autorevole Del Debbio, spari nel mucchio agitando i problemi di pancia della mitica “gggente”, ma ci si chiede, sommessamente,se una strada del genere destinata a sfociare e confondersi nelle fiumane torbide e limacciose del populismo demagicico di una certa La7 (Formigli,Santoro ecc.) sia la più indicata, anche sotto il profilo della politica. Intendiamoci, la demagogia è legittima e le tv del Cav, in alte epoche, diciamo 20 anni fa, ne hanno fatto di cotte e di crude sotto questo profilo.

Ma c’era Mani pulite che terrorizzava tutti, compresi i padroni dei media,ed era un’occasione da sfruttare, anche dalle parti Cologno Monzese con i tg di Mentana, ma non solo, per disfarsi della vecchia partitocrazia, in nome del nuovo che avanza. Ma oggi, chi è il nuovo che avanza? Non il Cavaliere e neppure Casini,figuriamoci Bersani o Montezemolo. Il rischio di puntare sulla demagogia in tv scatenando i furori della piazza sta nel fatto,già sperimentato, che chi scuote l’albero spesso non ne raccoglie i frutti. C’è sempre qualcuno più svelto che ti frega.


di Paolo Pillitteri