venerdì 7 settembre 2012
Il nuovo che avanza. Venti anni fa - Dio come passa il tempo!- era venuta di moda questa esclamazione a proposito delle novità in politica... Sull’onda di Manipulite, i vecchi partiti, tutti, tranne il Pci, furono annientati. Il che permise ai postcomunisti di proporsi come nuovo che avanza. Furono presto affiancati da un altro nuovissimo soggetto che avanzava: Forza Italia. L’empito nuovista era diffuso nella società dai mass media, soprattutto la Tv, sia del Cav che della Rai, da Striscia a Funari, da Chiambretti a Santoro, da Lerner a Mai dire gol alle Jene: coniugavano spettacolo e satira politica diventando una cassa di risonanza per le annunciate novità politiche, sull’onda devastante dell’inchiesta del secolo. Avevano scovato il vecchio che resiste, indifeso e inseguito dai pm, lo assalirono e lo sbriciolarono.Il rauco grido «Vai avanti, Di Pietro!» prorompeva spesso anche dai teleschermi di Cologno Monzese. Dai quali oggi, detto inter nos, vien fuori ben poco di nuovo, ma ne parleremo.
Nel ‘94 emersero nelle urne i vincitori nuovissimi, i nuovisti. A parte i vincitori celoduristi, erano inaspettati i trionfatori di FI che, vincendo, irritarono assai coloro che della gioiosa, e sconfitta, macchina da guerra erano i referenti in toga costringendoli ad avviare contro il Cav dal 1994 un trattamento giudiziario terapeutico che definire accanito è il meno. Un parallelo con l’oggi è necessario, e sorprendente. Tutti quelli che erano allora “il nuovo che avanza”(dal Cav al Pd, alla Lega ecc.) appaiono oggi messi peggio del vecchio che resiste(va) allora. La Lega è ai minimi termini colpita a morte nella sua identità, il Pdl, dopo la deleteria scissione di Fini e la demolizione mediatica del Cav, e nonostate una buona uscita (grazie al Colle) da Palazzo Chigi, non ha alleati, non sa cosa fare, salvo baloccarsi con la ridiscesa in campo del leader; il Pd è contestato fin dentro il suo core businnes da Renzi, il nuovo, che si colloca in alternativa alla coppia Bersani (il vecchio) che a sua volta vorrebbe mantenere un buon rapporto con Casini (giovane vecchio), ma alleandosi stretto con Vendola (già Rifondazione). Contorsionismi circensi. Il vero “nuovo che avanza” è Grillo che sfiora il 15% e ha fatto dell’insulto ad personam la sua cifra stilistica.
Eccitato dal web il populismo qualunquisico avanza con la parola d’ordine: i partiti vanno cacciati e cancellati tutti, i partiti sono zombie, larve, salme, i partiti sono tutti uguali: ladri. Il qualunquismo populista e giustizialista grillesco è questo mettere tutti sullo stesso piano e chi lo accusa di “fascismo” è perché ricorda le parole d’ordine degli squadristi. Come mai i nuovi sono diventati vecchi? Intanto, in venti anni una classe politica invecchia. Soprattutto se non fa le riforme. Questa è invecchiata molto male. Nonostante lunghi anni al governo non ha riformato il paese. Il Pd non ha mai fatto i conti con se stesso, non scegliendo, come tutti in Europa, di diventare socialdemocratico.
Casini è comunque frutto della Prima Repubblica ma cerca di avere un suo spazio abbracciando il “nuovo” Monti, comunque, salverà il suo 6/7 per cento. Di Pietro si giova della schiuma giustizialista di ritorno, la stessa che mise 20 anni fa al servizo del Pd. Ma Grillo lo incalza. E domani? Domani è un altro giorno, dopotutto. Ma fanno malissimo Pd, Pdl, Udc e Lega a illudersi che la partita di chi governerà riguardi solo loro. O solo la sinistra alleata che già canta vittoria. Il vecchio che resiste, ecco ciò che essi appaiono a tanti, e come tali sono fortemente handicappati rispetto a Grillo, al Di Pietro del copyright manettifero, e ad altre nuove formazioni in fieri:Montezemolo, Giannino, Tremonti, sì anche Giulio Tremonti, la new entry.Cosicché, mentre Alfano inganna il tempo tirando a sorte sulla discesa del Cav -invece di studiare un programma, elaborare un progetto, chiamare intorno a sé gente capace (ce n’è, ce n’è) e lanciare l’idea di “un’Italia che vogliamo”- e Bersani appare il difensore d’ufficio dei dinosauri piddini che dalla notte dei tempi comandano.
Solo il solitario Renzi ha scelto un percorso di coraggio, di innovazione e di modernità come fece il Bettino Craxi fra i ‘70 e gli ‘80, rivoltando il vecchio Psi ma attirandosi anche lui gli anatemi dei vecchi tromboni perdenti. Gli stessi che oggi bastonano il sindaco di Firenze e rischiano la stessa fine di quelli. E noi?
di Paolo Pillitteri