giovedì 23 agosto 2012
Imu, caro-acqua, traghetti dai prezzi impossibili e ora, al terribile destino della Sardegna, ci mancava solo l’islamically correct sulle rotte della Meridiana per l’Arabia Saudita. Come dicono sul posto i vecchi che parlano con quell’inflessione che raddoppia le consonanti e con quell’intercalare che ha reso celebre anche due presidenti della repubblica (Cossiga e prima di lui Segni), “capitto mi hai”. E infatti, governo tecnico a parte, con contorno di sostegno interessato e di retorica da unità nazionale, ci sarebbe voluto molto poco a capire che il combinato disposto del super-rialzo dell’Imu sulle prime, ma soprattutto sulle seconde case, con le incredibili bollette dell’acqua che la società Abbanoa manda a privati e enti locali in tutta l’isola, compresi posti come il comune di San Teodoro dove di fatto l’acqua potabile non c’è, e con il caro traghetti determinato dalle manovre dello scorso governo sulla Tirrenia e dal cartello fatto dagli imprenditori (condito con il sostanziale fallimento della soluzione di istituire una compagnia di traghetti regionale, la Saremar, tanto voluta da Cappellacci ma di fatto rimasta per pochi intimi) avrebbe creato un disastro. Anzi una calamità.
Ma nessuno osava quantificarla, questa calamità. Da qualche giorno invece è nota nei numeri della fredda statistica: le presenze turistiche rispetto al pre-crisi sono giù di oltre il 50%. E del 30% in meno quest’anno rispetto al 2011. Però se uno parla con i commercianti si sente rispondere sempre alla stessa maniera: «Possibile che nessun governo si renda conto che per un’isola i trasporti, l’acqua e il turismo sono come l’ossigeno nell’aria?». Si, è possibile. E al danno si aggiunge la beffa: basti pensare che per i pochi fedelissimi che continuano a non tradire la Sardegna, il soggiorno può essere complicato. Ti si buca una ruota? L’unico gommista è a dieci chilometri. E ti fa aspettare quattro giorni perché il corriere è sempre in ritardo. Per strada, poi, non esiste un carro attrezzi che ti venga a raccogliere. E francamente sotto un sole a 34 gradi non è il massimo della vita. Non parliamo delle macchine in affitto: c’è un oligopolio delle grandi compagnie e i prezzi sono una volta e mezza superiori a quelli “in continente”. Come si dice da queste parti.
Sulle bollette dell’acqua di Abbanoa, la concessionaria che funesta da qualche anno l’isola più bella ma anche meno servita di infrastrutture d’Italia, ci sarebbe da scrivere un articolo a parte: tra inchieste, lamentele, contenziosi con pubblici e privati è diventata la leggenda negativa dell’isola. Gente che ha la seconda casa in Sardegna e la tiene chiusa dieci mesi l’anno si vede mandare bollette anche da mille euro per le stagioni morte. Inutili le richieste di letture perchè loro dicono “di non avere letturisti”. Tutto viene fatto a calcolo presunto, con parametri molto vicini agli interessi dell’azienda. Ma si sente anche dire che presto saranno i magistrati dell’isola a fare finire, forse “a schifio”, questo scandalo e queste ingiustizie. In questo panorama cche sta provocando seri danni all’economia dell’isola, con deprezzamenti immobiliari intorno al 30% del valore di mercato, non poteva mancare un tocco di grottesco. Quello dell’ “islamically correct” della compagnia aerea, la “Meridiana”, assurta nei giorni scorsi alle cronache per il quasi licenziamento di due hostess che hanno osato «ridere e comportarsi in maniera allegra» su un autobus che le riportava all’areoporto di Gedda dal quale poi sarebbero decollate per Cagliari.
I sindacati dei lavoratori del volo, di solito più che tempestivi, stavolta si sono defilati. Guai a essere scambiati per islamofobi. Adesso quelle allegre donnine delle hostess sarde sono avvertite: anche se assunte in Italia, sull’aereo che le porta in Arabia Saudita vige la shar’ia. E la prossima volta proveranno anche le bastonate. Quelle che il fondamentalismo wahabita promette alle donne che si ribellano al maschio padrone. Con buona pace delle femministe nostrane, sempre distratte quando c’è da difendere una donna da un maschio mussulmano.
di Dimitri Buffa