Un brusco risveglio dopo un sogno fasullo

venerdì 17 agosto 2012


Inutile continuare a farsi illusioni, e pensare che il mondo sia tutto quanto lì, tra pagine dei quotidiani e servizi dei tg intrisi di gossip, sogni olimpici, caldo torrido e chiappe al vento.

Ci accapigliamo sull’oro “rubato” a Cammarelle, sulle photogallery dedicate al lato B delle campionesse di beach volley, sugli amorazzi da spiaggia in stile Minetti-Corona, sullo scandalo del Calcioscommesse e su una giustizia sportiva ancor più scandalosa degli illeciti che dovrebbe sanzionare, sugli yacht dei Paperoni di casa nostra che in tempi di verifiche fiscali a tappeto salpano le ancore per far rotta in Croazia. Ci sentiamo dire che dobbiamo bere molta acqua, restare in casa durante le ore più calde e dimenare il posteriore al ritmo brasiliano del momento. La verità è che ci attende un brusco risveglio dal nostro consueto sogno ferragostano, quest’anno posticcio come non mai. Ci aspetta un gavettone diaccio che non sarà affatto piacevole né refrigerante.

Archiviato il medagliere di Londra, le vacanze dorate del vip di turno o le acrobazie storico-mitologiche tra un Caronte e un Nerone sulla colonnina di mercurio (anche quest’ultimo, forse, preso in prestito all’epica), dovremo fare i conti con il volto più freddo della crisi, mai così gelida come in questo ultimo scorcio del 2012. Sono finiti i bei tempi del Boom economico, quando l’atmosfera giocosa dele canzonette estive di Edoardo Vianello ronzava nelle orecchie fin quasi a ridosso del Natale. Quest’anno, piuttosto, a dispetto dell’allegria al sapore di anguria con la quale ci consoliamo in questi giorni, dovremo abituare piuttosto l’orecchio al De Profundis. O, Frau Merkel docet, al Dies Irae.

Ci aspetta un autunno rigido, con un inverno ancora più freddo, con la benzina che sfonda i due euro al litro, la recessione che cessa di essere soltanto un’ombra e diventa una pesante cappa di fumo nero, e i consumi che scendono dello 0,7% (per trovare un altro risultato così negativo bisogna risalire fino agli anni ‘30). Con il crollo della produzione industriale (-8,2 % soltanto nel mese di giugno, secondo Eurostat), una pressione fiscale “percepita” che si porta via tra il 55% e il 70% dei guadagni di famiglie e imprese, tariffe e bollette aumentate dal 30% al 70%, un calo dei risparmi di 26 punti percentuali rispetto a dieci anni or sono, e lo stesso reddito e lo stesso potere d’acquisto del 2001. Con comuni ed enti locali che spremono il contribuente portando le aliquote Irpef fino ai massimi consentiti dalla legge, le spese delle famiglie aumentate del 4%, con le aziende che scappano all’estero, oppure falliscono, e persino la drammatica verità che è molto meglio correre il rischio di morire di cancro perché l’acciaieria dove lavori inquina, piuttosto che avere la certezza di morire di fame perché la stessa fabbrica chiude i battenti per non inquinare mai più.

Credevamo che andare in vacanza fosse già una spesa troppo grande per il nostro magro portafogli. Probabilmente ci troveremo costretti a constatare che l’essere andati in vacanza dai nostri problemi reali ci costerà molto più caro.


di Luca Pautasso