Appello fusionista per La Russa e Frattini

mercoledì 15 agosto 2012


Se La Russa tira da una parte minacciando di dare vita alla riedizione ridotta di An o del Msi e Frattini tira dall’altra lasciando intendere di essere disponibile a confluire con Casini dopo essersi liberato della zavorra ex-missina, il Pdl è pronto per una scissione che potrebbe servire a salvare il futuro politico personale degli stessi La Russa e Frattini ma che servirebbe solo a spianare la strada alla formazione di un governo sinistra-centro guidato da Bersani e caratterizzato dalla partecipazione marginale dell’Udc e degli spezzoni centristi del Pdl.

È probabile che né La Russa, né Frattini pensino sul serio all’ipotesi della scissione. E che evochino questo fantasma solo per conservare il proprio spazio ed il proprio ruolo nel partito fondato da Berlusconi. Ma a scherzare con il fuoco si rischia di provocare inavvertitamente degli incendi. Che sarebbero particolarmente dannosi - per gli incauti piromani, per il Pdl ed in generale per l’intero quadro politico nazionale - in quanto segnati solo da una disperata esigenza di sopravvivenza personale e non da una qualche spinta ideale capace di risvegliare le molte energie sopite o disilluse degli elettori del centrodestra.

Dietro La Russa, in sostanza, non c’è una qualche idea di come debba essere una destra moderna nel nostro paese. Soprattutto, non c’è una qualche spinta sincera e credibile verso il recupero di quei valori nazionali (ma non nazionalistici) che dovrebbero caratterizzare sempre e comunque una destra decisa a non lasciarsi mai più rinchiudere nel ghetto della irrilevanza politica. C’è, in compenso, il richiamo all’identità delle origini. Ma si tratta di una identità che non si è evoluta e che nel corso degli anni ha perso progressivamente le forme originarie senza assumerne altre nuove ed adeguate al tempo presente. L’esperienza dentro il Pdl avrebbe dovuto trasformare gli ex An in una componente di destra nazionale e liberale del partito plurale realizzato dal Cavaliere per essere al passo con il sistema bipolare. Ma l’idea nazionale, a dispetto del fallimento evidente dell’Europa burocratica (non a caso sostenuta dalla sinistra orfana del comunismo), non è stata minimamente coltivata. E l’idea liberale è stata in gran parte respinta da parte di chi è ancora fermo al dirigismo statalista che produce burocrazia ed assistenzialismo. 

Certo, grazie al Pdl gli ex An sono diventati una forza a vocazione governativa. E non è poco per chi partiva dall’opposizione al sistema. Ma non è certo con la qualifica di uomini di governo che si possono riaccendere le emozioni ed i sentimenti del proprio elettorato!

Lo stesso vale per Frattini. Che può sicuramente rivendicare di avere alle spalle anni ed anni di buona attività governativa. Ma che alle spalle presenta un vuoto ideale di natura diversa ma di dimensioni identiche a quello di La Russa. Dietro il moderatismo che guarda al centro dell’ex ministro degli Esteri, infatti, non c’è una qualche visione liberale della vita pubblica italiana come dovrebbe essere, dopo tanto tempo passato ai vertici di quello che avrebbe dovuto essere un “partito liberale di massa”. C’è un po’ di burocraticismo, un po’ di doroteismo di ritorno, un pizzico di riformismo e tanto piccolo cabotaggio politico-ministeriale. Tutti fattori che non esaltano ma deprimono un corpo elettorale che ha bisogno di speranza, di fiducia, di passione per reagire alla crisi ed ai suoi effetti depressivi. A La Russa e Frattini, allora, un invito. La smettano di lanciare minacce ed avvertimenti scissionistici ed incomincino a riflettere sulla necessità che il Pdl sia il partito unitario dell’idea nazionale e dell’idea liberale. Il loro futuro personale (ed anche quello del paese) è meglio garantito dalla fusione piuttosto che dalla scissione.


di Arturo Diaconale