Romney (finalmente) fa la sua scelta: Ryan

martedì 14 agosto 2012


Molti (compreso chi scrive) si aspettavano il senatore dell’Ohio, Rob Portman. David Axelrod, stratega di Obama, scommetteva sull’ex governatore del Minnesota, Tim Pawlenty. La maggioranza degli elettori repubblicani preferiva il senatore della Florida, Marco Rubio. Ma quando ad alzare contemporaneamente la voce sono Wall Street Journal, Weekly Standard e New York Post, vuol dire che qualcosa di grosso si sta muovendo. E questo sospetto,negli ultimi giorni, si è velocemente traducendo in certezza. Il deputato del 1° distretto congressuale del Wisconsin, Paul Ryan, sarà il candidato alla vicepresidenza per il ticket repubblicano. Si tratta, infatti, di una scelta rischiosa, ma potenzialmente in grado di regalare al ticket repubblicano una spinta non indifferente. Per cominciare, quella di Ryan è una risposta forte a tutti coloro che si aspettavano da Romney una “vanilla choice”, tesa più a limitare eventuali danni che ad aprire nuove opportunità. Paul Ryan, che una testata non certo simpatizzante per il Gop come The New Yorker definisce come il leader della “attack-and-propose faction” del Partito repubblicano, è uomo di visione e di idee. Non certo adatto a ricoprire il ruolo di  scarno surrogato del candidato alla presidenza. Qualsiasi opinione si possa avere della sua “Roadmap for America’s Future”, elaborata nel 2008 e aggiornata nel 2010, o dei budget alternativi presentati nel 2009 e nel 2010, Ryan è l’esatto contrario del repubblicano-tipo su cui i democratici stanno cercando di ritagliare la loro narrazione elettorale, quello che si limita ad operazioni di ostruzionismo nei confronti dell’amministrazione Obama.

Il presidente dell’House Budget Committee, al contrario, non è soltanto genericamente un fiscal conservative, ma è molto chiaro e dettagliato sulle opzioni possibili per arrivare ad una riduzione del deficit. Questa è, allo stesso tempo, una debolezza (perché lo espone più facilmente agli attacchi degli avversari) ma anche una grande forza, in un ciclo elettorale in cui i temi economici stanno giocando un ruolo da assoluti protagonisti.

Eletto già sette volte nel suo distretto, a soli 42 anni, Paul Ryan è un eccellente campaigner (non ha mai perso un elezione) e un fundraiser ancora migliore.

Un altro punto a favore è il suo stato d’origine, il Wisconsin, vinto addirittura con 14 punti percentuali di vantaggio da Obama nel 2008, ma entrato nel mirino repubblicano già durante la sanguinosa battaglia per il “recall” del governatore Scott Walker. Ryan, poi, possiede una caratteristica unica: è gradito all’establishment, soprattutto intellettuale, del partito, ma anche alla base degli attivisti, i cui confini spesso si sovrappongono a quelli del movimento Tea Party. C’è poi un fattore - quello umano - che molti analisti spesso sottovalutano. Romney e Ryan si piacciono. E molto. I due vanno d’accordo e il loro rapporto si è rafforzato negli ultimi mesi. Il rischio maggiore, invece, è rappresentato dal prevedibile e durissimo attacco che i democratici (e i media loro alleati) scateneranno contro le proposte di budget di Ryan, in particolare riguardo alla riforma del Medicare. Questo rischio, molti pensavano che Romney non fosse disposto a correrlo. Ma la storia ha insegnato ai repubblicani che la strategia opposta - quella di non spingere troppo il piede sull’acceleratore per minimizzare il danno della propaganda avversaria - non paga quasi mai. Anche con un programma e con un candidato moderato, il Gop continua ad essere descritto come il partito dei capitalisti cattivi che vogliono affamare la working class per aumentare i loro profitti a Wall Street.

Da questa narrazione non si esce rifugiandosi in una versione “light” del socialismo obamiano, ma riaffermando con forza gli ideali che distinguono storicamente e strutturalmente il partito repubblicano da quello democratico. E che danno un senso compiuto al bipartitismo americano. Mai come in questo novembre i cittadini americani sono chiamati a compiere una scelta tra due modelli di vita, di mercato e di nazione. La candidatura alla vicepresidenza di Paul Ryan è il modo migliore per sottolineare da che parte ha scelto di stare il Gop. 


di Andrea Mancia