domenica 12 agosto 2012
Uno studioso di grande valore come Guido Rossi, sulle colonne del Sole 24 ore di domenica scorsa, ha descritto con toni ed accenti apocalittici lo sviluppo della crisi economica che ha investito il vecchio continente, aggravata dagli effetti prodotti dalla recessione economica che ha oramai, in base alle notizie apparse sulla stampa estera, lambito anche la Germania. Per Guido Rossi la speculazione finanziaria, da cui dipende l’alto spread tra i titoli pubblici italiani e tedeschi, e le istituzioni della Troika Europea possono di fatto essere paragonate alle leggi feudali che nell’Ancien Regime, secondo Montesquieu, opprimevano i popoli, prima della nascita del mondo moderno e della civiltà liberale.
Si sta delineando e viene sempre più considerata inevitabile una divisione tra l’Europa del Nord, virtuosa e economicamente vitale, e l’Europa mediterranea, con paesi che crescono poco ed hanno in passato accumulato un enorme debito pubblico, distruggendo la ricchezza delle future generazioni. Inoltre, secondo gli studiosi, il rischio è che alla lunga gli eccessi della speculazione finanziaria finiranno per insidiare la sovranità democratica delle nazioni, mettendo a rischio sia lo stato sociale, la più grande conquista del secondo dopo guerra del secolo scorso, sia i diritti sociali contemplati dal costituzionalismo moderno, senza i quali la coesione sociale viene incrinata e compromessa. Lo stesso Mario Draghi, pur avendo ribadito che la scelta dell’Euro è irreversibile e che non esistono tabù che la banca centrale europea non sia disposta a infrangere, qualora le circostanze impongano l’adozione di misure straordinarie a tutela della unione monetaria, deve confrontarsi quotidianamente con il presidente della Bundesbank tedesca. Janes Weidmann, Il Presidente della Bundesbank tedesca, rivendica con eccessiva supponenza la posizione di supremazia economica del suo paese rispetto agli altri che compongono la Ue. Inoltre tra le maggiori forze politiche tedesche e in una parte della sua classe dirigente, e per averne conferma basta seguire il dibattito politico che si sta sviluppando in questo paese in vista delle elezioni, si sta diffondendo la preoccupazione ed il timore che i soldi del contribuente tedesco debbano essere destinati a coprire il costo derivante dai debiti delle nazioni in difficoltà.
Ora la questione della egemonia tedesca esiste ed è evidente. Infatti la stessa unione monetaria venne concepita sia per ancorare la Germania all’Europa sia per rendere possibile, medianti i famosi piccoli passi, la edificazione della Unione federale. Mai come in questo momento appare necessario che le classi dirigenti europee siano animate dalla forza dell’Ideale Europeo, così come venne pensato e disegnato dai padri fondatori. Non è possibile rinviare il cambiamento, imposto dalle dure circostanze, che conduca al superamento del metodo intergovernativo, con cui di fatto sono state adottate le decisioni in sede europea tra i 17 paesi della confederazione, e si approdi ed arrivi finalmente alla realizzazione della Unione Federale. Da questo punto di vista è fondamentale che muti il ruolo della Bce, sicché possa assumere la funzione istituzionale di una banca centrale dotata di tutti i poteri, necessari per divenire prestatrice di ultima istanza. Inoltre è essenziale che il famoso fondo salva stati (Esm) possa ottenere la licenza bancaria ed accorrere in aiuto dei paesi esposti alle furie imprevedibili della speculazione finanziaria, acquistandone i titoli emessi per finanziare il costo del debito pubblico accumulato durante il corso degli anni. E questo vale per i paesi che abbiano iniziato il risanamento delle finanze pubbliche, rispettando gli impegni assunti in sede europea in nome del rigore di bilancio. Il percorso per oltrepassare e superare questa drammatica fase della storia europea prevede sia la nascita della unione bancaria, sia la cessione della sovranità dei singoli paesi della Ue allo stato federale in fase di edificazione, sia il risanamento dei bilanci pubblici dei singoli paesi della Ue in nome del rigore, per porre in essere le condizioni della crescita economica e dello sviluppo. In tal modo non vi sarà la perdita, da alcuni additata come un rischio gravido di conseguenze nefaste, della sovranità nazionale, ma la creazione, mediante la realizzazione della unione federale, di istituzioni comunitarie in grado di incarnare una sovranità comunitaria ed un interesse Europeo. In questo modo potrà sorgere una pubblica opinione europea che oggi è inesistente. Solo inseguito ad un processo politico cosi ambizioso si potrà avere la speranza che il vecchio continente ritorni ad essere una area di benessere diffuso e nel quale la sicurezza economica è assicurata a tutti i suoi cittadini.
Se gli Spread rimangono alti tra i titoli tedeschi e quelli di altri paesi europei, questo fatto grave dipende dalla circostanza che vi sono esponenti del mondo finanziario che ritengono ineluttabile sia la dissoluzione dell’Euro sia la incapacità dei paesi della fascia mediterranea a proseguire e portare a termine il risanamento della finanza pubblica. La classe dirigente europea, compresa quella italiana prigioniera di un provincialismo intellettuale sconfortante, deve rendersi conto che in Europa nessun singolo paese potrà salvarsi da solo, e che, nella ipotesi che si arrivi alla dissoluzione della unione monetaria, i singoli paesi della Ue saranno condannati alla irrilevanza ed alla sudditanza rispetto alle grandi economie asiatiche, emergenti. Roberto Napoletano in un suo pregevole articolo, pubblicato sull’inserto culturale del “Sole 24 Ore” ha ricordato come storicamente, dopo le grandi crisi cha hanno connotato lo sviluppo del Novecento, come quella del 1929, sono sorte nuove istituzioni ed è mutato il rapporto tra la democrazia e l’economia. Tutto lascia presagire che molte cose sono destinate a mutare, istituzioni vecchie che vengono abbattute e altre che vengono create, in seguito alla conclusione di questa gravissima crisi economica. L’Europa unita è l’orizzonte in cui riporre le speranze per il futuro ed il superamento della crisi.
di Giuseppe Talarico