La primavera araba è stata un'illusione

giovedì 9 agosto 2012


In Tunisia la sabbia sta alzando il suo velo sulla libertà delle donne. Un vento che era atteso e che l’Occidente, accecato dalle sue difficoltà economiche e sociali, non ha fatto nulla per deviare o per rallentare. Anzi, ci ha messo del suo. La Tunisia vive oggi il momento più difficile che la sua storia abbia mai conosciuto. Una crisi economica devastante, un declino sociale e umano mai visto, orde di salafiti che imperversano sulle strade picchiando e umiliando le donne colpevoli di non velarsi, aggressioni, come Abdelfattah Mourou, colpito alla testa con un bicchiere perché difendeva un moderato contro gli estremisti. Un paese al collasso totale. Al quale il gruppo estremista che la governa vuol dare il colpo di grazia, eliminando alla radice l’uguaglianza fra uomo e donna, conquista delle tunisine dal 1956. «Lo stato assicura la protezione dei diritti della donna, sotto il principio della complementarità con l’uomo in seno alla famiglia, e in qualità  di associata all’uomo nello sviluppo della patria».

Ecco il testo che verrà inserito e messo ai voti dell’Assemblea assieme alle altre riforme costituzionali. Complementarietà, non uguaglianza. Un termine che sa tanto di matematica e non di diritti umani. Una presa in giro clamorosa, che rende bene l’idea di come l’Occidente si sia fatto gabbare con tutte le scarpe da questi integralisti, che per portare a termine il colpo gobbo hanno fatto accordi anche con il diavolo. Che notoriamente, dopo l’11 settembre per questi signori albergava al di là dell’Atlantico. Uno schiaffo, una mannaiata senza pietà a diritti che ormai erano acquisiti, in una delle legislazioni più avanzate non solo del mondo arabo ma anche dell’Occidente, per quanto riguarda alcuni aspetti. E tutti lì a chiedersi da dove spunti fuori questa così bizzarra intenzione da parte degli islamisti. Ovvio, chi non sa o ha sempre avallato l’arrivo della primavera islamica e dell’inverno oscurantista oggi non può comprendere cosa accade in quei luoghi. E anche se volesse, darebbe sempre una visione distorta di ciò che vede. L’estremismo in affari con i soldi sporchi del petrolio ha scelto la prima vittima sacrificale: le donne, che come sempre sono fattore simbolico e sintomatico in queste vicende. 

Svilite, umiliate e rese al rango di complementi rispetto all’uomo. Ecco come l’integralismo tratta il suo incubo peggiore, le donne, che non vorrebbe vedere nemmeno con un niqab addosso e che tenta, sebbene a piccoli passi per non far troppo rumore, di sotterrare allo strato più basso della condizione sociale. Ma alle associazioni pseudo-femministe cosa interessa se le donne tunisine sono già sul piede di guerra perché non vogliono tornare in catene? Cosa interessa loro se la sponda sud del Mediterraneo diventa un cimitero di donne? Nulla, probabilmente, visto che le loro degne rappresentanti in politica votarono contro la legge sull’infibulazione. Cosa sarà mai l’essere un complemento di fronte ai tanti problemi della vita, come la propria carriera o il perdere una serata al salotto buono radical chic? Ringraziando il cielo le donne tunisine non hanno bisogno di voi e lotteranno ancora una volta con il solo sostegno dei moderati e degli intellettuali, perché per loro, sia qui che lì non ci siete mai state. Anzi, avete remato loro contro quando serviva una mano per non affondare.


di Souad Sbai