Il rischio della fine dello stato unitario

mercoledì 18 luglio 2012


Non si può condannare Angela Merkel quando ribadisce che l’unica possibilità  di solidarietà da parte dei paesi più virtuosi nei confronti di quelli che hanno troppo peccato in fatto di dissipazione consiste nell’esercitare un  adeguato controllo in grado di impedire ai non virtuosi di continuare a dissipare. La Cancelliera non può chiedere ai cittadini tedeschi, che hanno accettato riforme dolorose negli anni scorsi e che ne sopportano oggi le conseguenze, di compiere nuovi e più pesanti sacrifici a beneficio di paesi dove il rigore si predica a parole ma dove si continua a sperperare allegramente come se nulla fosse successo. Perché mai, ad esempio, i contribuenti tedeschi, che ormai da tempo sono costretti ad andare in pensione a 67 anni, dovrebbero mettere la mano in tasca e pagare i debiti dei contribuenti francesi che dal proprio governo hanno avuto la promesso di tornare ad andare in pensione a 60 anni?

Quando la Merkel subordina la solidarietà tedesca e dei paesi virtuosi alla possibilità di verificare che non ci siano furbi non rappresenta solo il proprio partito ma l’intero popolo tedesco. La Germania ha dunque perfettamente ragione nel pretendere che in Europa ci siano comportamenti uniformi tra paese e paese e che ci sia la possibilità di verificare l’applicazione corretta di tali comportamenti.

Ciò che non è affatto chiaro, semmai, è la definizione di chi dovrebbe avere il compito di esercitare i controlli in questione. Dovrebbero essere i rappresentanti dei paesi virtuosi a mettere sotto controllo quelli che non lo sono? E con quali sistemi, quali procedure, quali meccanismi?  Gli interrogativi sono banali. Perché è fin troppo evidente che, se a controllare fossero solo i virtuosi, i controllati diventerebbero automaticamente paesi ad indipendenza, sovranità ed autonomia dimezzate. Con la conseguenza diretta che l’Europa diventerebbe a due gironi, quello di serie A giocato solo dai virtuosi e quello di serie B riservato ai peccatori scialacquatori. E con il tramonto definitivo di ogni idea di unità politica europea sotto forma di Stati Uniti d’Europa. Perché solo soggetti di pari dignità e sovranità possono dare vita ad un progetto di unità politica del Vecchio Continente. Lo squilibrio tra paesi di serie superiore e quelli di serie inferiore può produrre il protettorato dei primi nei confronti dei secondi, una sorta di neocolonialismo del Nord nei confronti del Sud (ovviamente d’Europa).

Serve, dunque, che i controlli siano effettuati da organismi che non solo siano rappresentativi di tutti i paesi europei ma, soprattutto, che siano formati attraverso l’applicazione del metodo democratico e non di quello burocratico-dirigista della Ue. La questione non è di lana caprina, come potrebbe sembrare a prima vista. È, al contrario, di fondamentale importanza. In particolare per il nostro paese. Che ha bisogno della solidarietà dei paesi più virtuosi ma che non può minimamente permettersi di pagarsi la solidarietà con la rinuncia in tutto od in parte alla propria sovranità ed alla propria autonomia. Una rinuncia del genere, infatti, moltiplicherebbe all’infinito il vero e più grave pericolo che grava sull’Italia. Quello di tornare ad essere smembrata, come nei secoli precedenti l’Unità o, più semplicemente, come nel tragico biennio ‘43-’45. Con un Nord inserito come satellite passivo e subordinato del blocco tedesco egemone. Ed un Sud consegnato definitivamente alle grandi organizzazioni mafiose e criminali. Come dimostra il gravissimo rischio di default della Regione Sicilia. 


di Arturo Diaconale