Il ritorno del rito ambrosiano

martedì 26 giugno 2012


No, non era un caso che, a dipingere ulteriormente il quadro gossiparo contro Formigoni si fossero aggiunti i pennelli (le penne, i computer, i boatos procuratizi...) contro Penati. L’uno e l’altro, i due rivali della campagna del 2010, sono stati accomunati in un unico disegno -nomen omen - in cui non si riesce neppure a stabilire la percentuale dell’apporto dell’accusa rispetto a quella dei mass media. Il ventennale di Mani Pulite ci offre la conferma più impressionante di quel circo mediatico giudiziario che disfece le prima repubblica e che continua ad operare oggi, con effetti analoghi se non peggiori.Pluriplebiscitato in quasi un ventennio Formigoni ha mostrato di essere non solo un ottimo governatore - con una sanità di eccellenza a livelli europei se non mondiali - ma un abile politico impersonando quel Nord su cui il Cav migliore aveva puntato con successo. Si aggredisce Formigoni perché è l’ultima colonna portante del centro destra al Nord, dopo il crollo della Moratti e la crisi del governo Berlusconi. 

Già c’erano state le incriminazioni e gli arresti di importanti consiglieri regionali, su cui spiccava la vicenda di Filippo Penati che contese la leadership lombarda, finendo sconfitto ma, a vedere bene, con qualche novità allora sottovalutata, come il suo predominio nella città di Milano,finita, e non a caso, due anni dopo nelle mani di un imprevedibile Pisapia. Il caso Penati è stato il leit motiv di una dura campagna mediatica, di destra, ma non solo, rivelando ciò che peraltro era noto a tutti gli addetti ai lavori, ovvero le ombre dei costi della politica, le stesse che schiantarono il Caf. Solo che con Penati si è avuta l’impressione non tanto o non solo di una mano più leggera della Procura, quanto e soprattutto, la sostanziale solidarietà del Pd nei confronti di un Penati che,esattamente come Formigoni - la cui solitudine nel Pdl ci è invece apparsa immediatamente palpabile - deve essere considerato innocente, fino a prova contraria. Facile dirlo, per noi garantisti consapevoli che esserlo significa, né più né meno,che fare parte di una civiltà, della civiltà che rispetta l’individuo, la persona umana, qualsiasi, dotata di ogni garanzia offerta dalla legge. La civiltà appunto di questo ventennio, ma il surplus, di stampo lombardo, che è stato aggiunto pur di ottenere quella character assasination che allunga la sua orrenda ombra sulla politica, anche dopo la crisi del Cavaliere.

Che dire infatti, a proposito di Formigoni, della non consegna di un avviso di garanzia che è stato tuttavia annunciato da giorni sulle prime pagine notizia che continua a ribollire sui mass media come se costoro non avvertissero, loro per primi, l’enormità di una incriminazione tuttora virtuale ma dagli effetti concretamente, cioè politicamente devastanti. Via il Celeste, vincerebbe la sinistra, ma a che prezzo, e, soprattutto, con quali risorse se non, e di nuovo, quelle giudiziarie? 

E che dire, rispetto a Penati, delle nuovissime “rivelazioni” dei faldoni a proposito di pranzi, cene, aperitivi e pizze della sua fondazione come se, di per sé,una colazione di lavoro, a prezzi sostanzialmente standard, fosse un ulteriore crimine, un insulto alla miseria, una nuova colpa. Tutto questo venti anni dopo, nella patria di Cesare Beccaria, sotto il cielo di Lombardia, così bello, quando è bello... Ma quando?


di Paolo Pillitteri