giovedì 21 giugno 2012
Antonio Di Pietro come Camillo Berneri? Il leader dell’Italia dei Valori come il leader degli anarchici italiani nella guerra civile spagnola? Nessuno, ovviamente, ipotizza che qualcuno voglia liquidare fisicamente Di Pietro così come i comunisti stalinisti fecero con Berneri assassinandolo a rivoltellate e cancellandone la memoria sotto l’accusa infamante di essere stato un’oggettiva quinta colonna dei franchisti. Per fortuna l’epoca storica diversa esclude le liquidazioni fisiche dei nemici. Ma l’eliminazione politica non è esclusa affatto. E la guerra che il vertice del Pd si accinge a scatenare contro l’Italia dei Valori ed il suo massimo rappresentante punta a raggiungere lo stesso risultato che gli stalinisti spagnoli ottennero facendo secco Berneri ed i suoi companeros anarchici più intransigenti e rappresentativi: quello di eliminare dalla scena politica un pericoloso ed ingombrante nemico a sinistra del partito a vocazione e pretesa egemone della sinistra stessa.
Ciò che sta avvenendo nei rapporti tra Pd e Idv non è la semplice sforbiciata della voto di Vasto fatta da Pierluigi Bersani per eliminare l’immagine di Di Pietro e lasciare solo la sua e quella di Nichi Vendola. A dimostrazione che il vecchio triangolo amoroso tra Pd, Sel e Idv si è interrotto e si è ricomposta la coppia di fatto delle due anime principali del post-comunismo italiano.
L’obbiettivo di Bersani, per l’occasione ricalato nei panni del vecchio togliattiano, è di eliminare, liquidare, cancellare un pericoloso nemico a sinistra. Quello che Walter Veltroni aveva inspiegabilmente costruito consentendogli di avere una ampia rappresentanza parlamentare grazie all’alleanza con il Pd e che oggi si vuole distruggere non limitandosi a non rinnovare la vecchia alleanza, ma puntando a svuotarne il bacino elettorale attraverso la formazione di una o più liste formate da personaggi della società civile in grado di svolgere il ruolo di specchietto per le allodole per l’area del giustizialisti qualunquisti e protestatari.
Il segnale che “l’operazione vecchi anarchici” è scattata è venuta dalla vicenda dei candidati della cosiddetta “società civile” per il Consiglio di Amministrazione Rai. Attraverso i nomi di Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo il vertice del Pd prova uno schema che intende applicare nella prossima campagna elettorale. Quello della “lista civica”, naturalmente alleata del Pd, che punta ad asciugare l’Idv e, visto che si voterà sempre con il “Porcellum”, ad impedire che il partito di Di Pietro, non più coalizzato con quello di Bersani, riesca a superare la soglia di sbarramento e tornare, sia pure in forma esigua, in Parlamento.
Non è un caso che Di Pietro non abbia esitato un solo istante nel denunciare la “lottizzazione” surrettizia che il Pd si accinge a realizzare in Rai. Il leader dell’Idv sa bene che i nomi della Tobagi e di Colombo anticipano quelli che in campagna elettorale, magari su ispirazione del “partito di Repubblica”, Bersani butterà in campo alla testa di una lista civica per mandarlo a casa. E replica come può. Anche cercando di aprire un fronte diverso e molto scottante per il Pd, come quello del cosiddetto “caso Mancino” in cui l’obbiettivo evidente è coinvolgere non solo Giorgio Napolitano ma tutti gli altri Presidenti della Repubblica, da Oscar Luigi Scalfaro a Carlo Azeglio Ciampi, voluti
dal partito di Bersani al Quirinale e trasformati in icone repubblicane dalla sinistra post-comunista.
Come finirà questa partita per la vita e per la morte tra Pd e Idv? L’ipotesi più accreditata è che alla fine di uno scontro forsennato in cui venderà cara la pelle anche a costo di tirare in ballo Napolitano, Di Pietro farà la fine di Berneri. Come nella Spagna repubblicana lo squilibrio delle forze in campo è troppo forte per consentire previsioni diverse. Già, come nella Spagna repubblicana.
di Arturo Diaconale