venerdì 25 maggio 2012
Il genero che ogni tedesco vorrebbe ha davvero deciso di separarsi dalla fidanzata che nessun italiano sognerebbe? I resoconti sul vertice informale che si appena svolto a Bruxelles, in effetti, registrano se non proprio una certa freddezza, almeno una non esibita cordialità tra Mario Monti e Angela Merkel.
C'è da dire che fidanzamento vero e proprio non c'è mai stato, anche se i "gossipari" della grande stampa italiana ammiccavano sui complimenti e sui sorrisi che i due esibivano. Il fatto è che Angela era strettamente legata a Nicolas Sarkozy in un diunvirato esclusivo e infrangibile. Monti poteva ritagliarsi un ruolo di innocuo corteggiatore, che il suo predecessore non aveva mai saputo e forse potuto svolgere, con i suoi modi diciamo un po' grevi e la sua velleità di contare qualcosa davvero. Ma ora frau Angela indossa le gramaglie della sua recente vedovanza (e per i miseri risultati elettorali a casa sua). Gli elettori francesi hanno sciolto il suo sodalizio con Sarkozy, così stretto da essere ben rappresentato dalla fusione dei cognomi: Merkozy.
Un'era sembra proprio finita. Se ne aprirà una nuova nelle relazioni franco-tedesca, che dall'inizio della costruzione prima del Mec e poi della Ue, è stato l'asse portante, la coppia di destrieri che trainava la sempre più grande e ingombrante carrozza europea? I dubbi sono tanti e fondati. The Economist ha aperto l'autorevole rubrica "Charlemagne" sulla politica Ue con un gioco di parole, per la verità più vicino all'umore sapido dei mediterranei che a quello freddo dei britannici. Si è chiesto: come denominare una nuova partnership tra Angela Merkel e François Hollande? «Fondendo i nomi per formare Frangela è troppo confidenziale per due leader che si conosco appena. Homer è troppo americano (o, peggio, greco). Merkhollande suona troppo simile a Merkozy. Resta solo Merde, che almeno riassume lo stato dell'euro». Non male per quello che è considerato il giornale economico più prestigioso del mondo.
Resta il fatto che tra la Merkel e il nuovo inquilino dell'Eliseo non sembra esserci feeling. Durante il vertice non vi è stato il tradizionale incontro bilaterale tra le delegazioni francesce e tedesca. Ed è stato interpretato come uno sgarbo il fatto che il socialista Hollande sia arrivato a Bruxelles in treno insieme a Mariano Rajoy, il nuovo primo ministro spagnolo, della stessa famiglia dei "popolari" della Merkel. Calorosi e ostentati omaggi Hollande ha ricevuto proprio da Mario Monti. A suggerire un supposto crescente isolamento della cancelliera. Qualcuno a perfino ironizzato: sempre i soliti italiani: attirati, e persino soggiogati, dalla nostra forza, ma veloci a cambiare schieramento, a saltare sul carro avverso quando i rapporti di forza sembrano cambiare.
Comunque, l'Italia oggi si è posta sulla scia del nuovo presidente francese che ha preso le distanze dalla cancelliera tedesca gettando con veemenza sul tavolo la questione degli Eurobond, la mutualizzazione del debito, come unica vera soluzione per rimettere in sicurezza il debito sovrano (quello degli stati) in Europa. «Siamo pronti a discutere di Eurobond e faranno parte della discussione - ha detto Hollande entrando al vertice. - È ora che si deve agire per avere la crescita». La reazione della Merkel è stata immediata e secca: le obbligazioni europee «non contribuiscono a rilanciare la crescita». Il presidente del Consiglio Ue, Herman van Rompuy, le ha fatto da spalla: «Di eurobond - ha detto - abbiamo parlato solo nella parte specificamente dedicata ai progetti di lungo termine per approfondire l'unione monetaria ed economica», aggiungendo che nel vertice «nessuno ha chiesto che gli eurobond fossero immediatamente adottati. Per farlo ci vorrà del tempo». E, infatti, il tema è stato accantonato per essere eventualmente riproposto prima a un quadrilaterale con Italia, Germania, Francia e Spagna che si terrà a Roma nel mese e poi al vertice formale di giugno a Bruxelles.
Di rinvio in rinvio sulle vere azioni da intraprendere per bloccare la crisi, restano solo le parole, che ormai suonano vuote e senza senso. E così, nel giorno delle polemiche per i piani sull'eventuale uscita della Grecia dalla moneta unica, il vertice pensa di rassicurare i mercati con un'affermazione che contraddice se stessa: giusto che la Grecia rimanga in zona euro rispettando però le intese sottoscritte con l'Ue e Fmi. Ci voleva un vertice per sputare questa sentenza.
di Franco Oliva