Lo strano asse BGM contro Bersani

giovedì 24 maggio 2012


Per scongiurare il rischio paventatogli da Beppe Grillo di finire disoccupato, il segretario del Pd Pierluigi Bersani può solo tentare la carta delle elezioni anticipate in autunno. Elezioni, ovviamente, da celebrare con il Porcellum ed a cui partecipare come candidato premier di una coalizione disegnata sulla cosiddetta fotografia di Vasto.

Solo bruciando il tempo rimasto della legislatura, infatti, il leader del Pd può sperare di impedire a Silvio Berlusconi di inventare qualcosa in grado di riportare nell'alveo del centrodestra la maggioranza silenziosa finita nell'astensione. E, soprattutto, di non dare a Beppe Grillo il tempo necessario per passare dalla resistenza di Stalingrado alla conquista di Berlino. Cioè di non consentire al movimento dei grillini di sfruttare i mesi che mancano alla scadenza della legislatura per crescere, consolidarsi e fare piazza pulita della sinistra tradizionale.

Su questa strada obbligata di Bersani grava, però, proprio la consapevolezza generale della sua obbligatorietà. Nel senso che avendo ben chiaro come per salvare la propria leadership il segretario del Pd sia costretto anticipare il voto, i suoi avversari esterni (e soprattutto interni) faranno di tutto per allungare al massimo il brodo della legislatura.

Per quanto riguarda gli avversari esterni è facile pronosticare la nascita di un paradossale ma oggettivo asse di interessi tra Berlusconi, Grillo e Monti fondato sulla comune necessità di avere ognuno il tempo necessario per sviluppare le rispettive strategie. Il Cavaliere è chiamato ad un colpo di genio molto più difficile di quelli a cui ci ha abituato da trent'anni a questa parte. Ora non deve sostituire il monopolio Rai inventando e dando corpo alla televisione commerciale. E non deve neppure riempiere con Publitalia ed il marketing politico innovatore il vuole lasciato dalla Dc e dai partiti democratici. Ora deve riempire agli occhi della maggioranza silenziosa ed assenteista il vuoto lasciato da se stesso e dal proprio partito. Il che non può avvenire con un colpo di bacchetta magica, ma avendo i mesi indispensabili per rinnovare radicalmente il gruppo dirigente ed il personale politico (politico?) del centrodestra.

Lo stesso vale per Grillo. Il vincitore di domenica scorsa sa di avere il vento in poppa, ma sa anche che le politiche non sono le amministrative e che per arrivare all'appuntamento con la storia nel modo migliore ha bisogno di avere le vele  gonfie ancora per una lunga fase di sciocchezze ed errori delle altre forze politiche.

Monti, infine, ha come obbiettivo di durare a Palazzo Chigi più a lungo possibile. Per tentare di intercettare un qualche refolo di ripresa. O, più semplicemente, per avere la possibilità di avere carte da giocare nella prossima legislatura. In ogni caso non può permettersi di gettare la spugna. E non può far altro, magari varando qualche riforma seria, che giocare di sponda con Berlusconi e Grillo per stoppare la strategia obbligata di Bersani.

Non è detto che la trimurti BGM abbia la meglio sull'imitatore di Crozza. Ma è certo che lo scontro a quattro dei prossimi mesi lascerà qualche vittima eccellente sul terreno. Il che è una notizia inquietante solo per chi ha paura del cambiamento.


di Arturo Diaconale