giovedì 3 maggio 2012
Marco Pannella è qualcosa di più di un monumento nazionale vivente della buona politica italiana. È tout court un politikon zoon, per citare Aristotele. Ieri, il 2 maggio, ha compiuto 82 primavere, cosa che fa di lui non tanto un grande vecchio della storia recente d'Italia, quanto un testimone fresco di essa. Non ha fatto festini di compleanno ma comizi per ricordare a se stesso l'evento. E l'energia ideale e fisica che promana da questa persona è qualcosa che allo stesso momento fa rabbia e ammirazione.
Ammirazione perchè, come dire, ce ne fossero di personaggi come lui nell'arido deserto attuale della politica italiana. Rabbia perché, in un paese votato all'antipolitica di repertorio del comico di complemento Beppe Grillo, o a quella manettara di un personaggio come Antonio Di Pietro, è veramente paradossale che lo scontento sacrosanto della popolazione non si riversi in massa, nelle urne come nelle telefonate che preannunciano iscrizioni e contributi, sulla creatura italiana e su quella internazionale di Marco Pannella: i Radicali italiani e il Partito radicale transnazionale.
È come se gli italiani volessero essere accomunati ai propri taglieggiatori partitocrati in questa legge del contrappasso per la quale il declino economico, politico ed esistenziale va condiviso tra chi ha votato per clientela e chi ne ha sollecitato il voto. Inascoltate voci nel deserto, da decenni solo i Radicali parlavano e proponevano con venti e passa referendum le stesse questioni che adesso sono venute drammaticamente al pettine come nodi che neanche la spada di Gordio può più sciogliere. Che si trattasse della golden share, del finanziamento pubblico dei partiti, dei sindacati e delle corporazioni professionali, che si trattasse dei temi mondiali del proibizionismo sulle droghe o della legge elettorale maggioritaria a turno unico o a doppio turno, i radicali e Marco Pannella possono oggi dire, non solo alla classe politica ma a chi la ha votata, la frase "io te lo avevo detto". Ottantadue anni da "grillo parlante" non hanno sfiancato Pannella ma lo hanno reso impermeabile alle calunnie, agli sputi per strada e all'ostracismo della tv pubblica e privata da cui è quasi sempre assente, in quanto radicale, quando si tratta di parlare di cose serie.
E ora che gli italiani più consapevoli stanno progressivamente abbandonando l'informazione televisiva e quella dei grandi quotidiani della carta stampata, tutti controllati dal regime partitocratico o dalle sue filiazioni economiche e bancarie, la rivincita radicale e pannelliana è su Internet. Oltre che con Radio radicale strumento essenziale non solo di informazione politica ma anche di propaganda di partito intellettualmente onesta quanto ossessiva.
A un vero liberale, spesso controcorrente, come Marco Pannella ci sentiamo di augurare ancora cento di questi giorni. Proprio nel momento in cui tre quarti della popolazione italiana augura per vendetta ai propri leader, pure idiotamente e pervicacemente votati sino a ieri, una lenta e atroce morte. Vedremo sino a quando questa popolazione un po' pecorona si ostinerà a non votare per Pannella pur stimandolo nel profondo della propria coscienza come il migliore di tutti.
di Dimitri Buffa