A 40 anni dalla strage di Monaco

domenica 29 aprile 2012


In una lettera indirizzata al Comitato Olimpico Internazionale, il viceministro  degli Esteri israeliano, Dany Ayalon, ha chiesto che il 27 luglio, all' apertura dei Giochi olimpici di Londra, si osservi un minuto di raccoglimento in memoria degli 11 membri della delegazione israeliana (atleti ed allenatori) uccisi da terroristi palestinesi durante le Olimpiadi di Monaco, nel 1972.

Il 5 settembre 1972, i fedayyìn del gruppo Settembre Nero - fazione dell'Olp di Yasser Arafat nata a seguito delle dure repressioni che Re Hussein fece attuare successivamente ad alcuni attentati operati da palestinesi in Giordania - per «dare nuovo slancio alla causa palestinese», fecero irruzione negli alloggi israeliani del villaggio olimpico di Monaco di Baviera (allora Germania Ovest) uccidendo immediatamente due atleti che avevano tentato di opporre resistenza e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica. 

Alla fine un tentativo di liberazione compiuto dalla polizia tedesca portò alla morte di tutti gli atleti sequestrati, di cinque terroristi e di un poliziotto tedesco. 

Fra le tragiche particolarità a seguito dell'eccidio, va ricordato che i corpi dei terroristi uccisi furono trasportati in Libia dove ricevettero gli onori militari, dove poi furono accompagnati anche i tre terroristi superstiti, liberati dalle autorità tedesche come scambio per salvare i passeggeri di un volo Lufthansa dirottato, ma alcuni ritengono che il dirottamento sia stato inventato dalla Germania per mantenersi al riparo da eventuali azioni di ritorsioni terroristiche.

«Dobbiamo restare vigili contro gli atti di odio ed intolleranza, in contrasto con gli ideali dei giochi olimpici» ha dichiarato il viceministro israeliano.

Nessuna autorità Olimpica o governativa si è ancora espressa nel merito di questa importante iniziativa. 

Fallito da tempo il motto "l'importante è partecipare", così come la sola ammissione di sportivi dilettanti, non resta che augurarsi che l'uccisione di atleti a causa della loro nazionalità, non rimanga sepolta nella storia ma diventi un ricordo da trasmettere alle nuove generazioni per evitare che si ripetano nuovamente.


di Alan D. Baumann