La lezione bipolare francese

mercoledì 25 aprile 2012


Chi fa il tifo per Hollande o per Sarkozy non se ne rende conto. Sta facendo il tifo per il sistema bipolare. Anche se magari vorrebbe per l'Italia il ritorno al vecchio sistema proporzionale della Prima repubblica magari corretto da un qualche accorgimento tratto dal proporzionale tedesco o spagnolo.

Che succederebbe, infatti, in Francia se invece del sistema presidenziale fondato sul doppio turno elettorale, ci fosse un sistema proporzionale , magari con uno sbarramento di almeno il cinque per cento (come i neo-proporzionalisti italiani vorrebbero), in cui il presidente della Repubblica ed il governo non vengono eletti direttamente dai cittadini ma sono il frutto degli accordi tra i partiti entrati a far parte del Parlamento?

Se Parigi fosse rimasta ferma al sistema della Quarta repubblica e oggi il Parlamento francese fosse  formato dai socialisti di Hollande con il 28,5 per cento, dal partito di Sarkozy con il 27,1 per cento, dalla destra estrema di Marine Le Pen con il 18, dai neo-comunisti di Besancenot con l'11 per cento e dai centristi di Bayrou con il 9,1 (i Verdi , con il 2 per cento, non supererebbero lo sbarramento), il solo risultato ottenuto dal voto dei francesi sarebbe l'ingovernabilità del paese.

Certo, dopo settimane e settimane di trattative, un governo verrebbe comunque formato. Ma poiché né il centrodestra né la sinistra avrebbero i voti per poter governare da soli, l'unico governo possibile sarebbe quello fondato su una grande coalizione tra i socialisti di Hollande ed i gollisti di Sarkozy. Ma chi sarebbe il premier di questa coalizione ? E quale sarebbe il programma di un  esecutivo nato non dalla condivisione dei progetti da dalla necessità di dare comunque una guida al paese?

I neo-proporzionalisti del nostro paese considerano questi problemi del tutto marginali. Perché sono convinti che l'epoca delle leadership personali siano tramontate . E, soprattutto, perché hanno alle spalle l'esperienza accumulata negli anni della Prima repubblica in cui al centro dell'interesse dei partiti e delle correnti c'era la formula e la composizione del governo e non il programma.

Ma la loro è una visione antica della realtà politica. Nella società della comunicazione e dell'immagine dove tutto è personalizzato fino all'esasperazione non è più possibile tornare alla leadership collettiva della vecchia Dc segnata dalla lotta incessante tra i vari capi corrente.

E con l'esplosione definitiva della crisi dello stato burocratico-assistenziale europeo non è più possibile privilegiare  le formule ai programmi visto che la pratica di scaricare sull'aumento del debito pubblico l'incapacità o l'impossibilità di compiere scelte condivise di politica economica non è più praticabile. Non va dimenticato, a questo proposito, che ai tempi nostalgicamente rimpianti dai neo-proporzionalisti nostrani dei governi consociativi i compromessi continui tra le forze politiche e sociali venivano costantemente risolti scaricando gli aumenti di spese che ne derivavano sul debito pubblico. Cioè creando le condizioni per la crisi attuale che rende ormai del tutto impraticabile il ricorso al debito pubblico come strumento di compromesso costante tra forze politiche e sociali naturalmente alternative.

Se la Francia fosse ancora ferma alla Quarta repubblica, allora, Hollande e Sarkozy sarebbero costretti a formare un governo insieme. Con il primo costretto a rivedere e mitigare la sua ricetta di sinistra per la crisi. Il secondo obbligato a venire a patti con il primo su una politica economica che come unico punto condiviso avrebbe l'ostilità dichiarata  alla Germania (con tutte le conseguenze del caso). E con i partiti estremi di destra e di sinistra decisi a cavalcare ad ogni costo la protesta sociale pur di battere gli avversari socialisti e gollisti costretti non a governare ma a sgovernare insieme.È questo il futuro che i neo-proporzionalisti italiani vogliono riservare al nostro paese? Su questo punto (ma solo su questo) bisogna prendere esempio dalla Francia.


di Arturo Diaconale