Meno ideone, più riforme

mercoledì 18 aprile 2012


«Vasto programma», rispose il Generale De Gaulle a chi gli propose di lanciare una campagna per abolire i cretini e gli sciocchi. «Mi sembra una idea che merita di essere considerata», ha risposto Mario Monti a chi gli ha sottoposto la proposta lanciata da Milena Gabanelli e Stefania Rimini dalla colonne del "Corriere della Sera" e dal programma "Report" di Rai 3 di risolvere il problema del debito pubblico italiano attraverso il recupero dell'evasione fiscale provocata dall'uso del contante e la sostituzione delle banconote con le carte di credito.

Come direbbe il ministro Passera, eliminare i cretini e fare piazza pulita dell'evasione fiscale rappresentano sicuramente due "ideone" da fissare stabilmente in qualsiasi programma di governo.

Ma si tratta di "ideone" di difficilissima realizzazione. Perché gli sciocchi sono eserciti grandi ed agguerriti, l'evasione fiscale è un fenomeno di dimensioni addirittura maggiori ed alle volte può anche capitare che i due piano si possano intrecciare. Con effetti decisamente inquietanti.

Sempre d'accordo con Passera, allora, è meglio prendere atto con realismo che è meglio pensare ai programmi realizzabili piuttosto che a quelli troppo vasti. E, di conseguenza, posto che nei confronti dei cretini non c'è altra strada che quella del faticoso contenimento, per quanto riguarda la lotta all'evasione non si può non seguire la stessa logica partendo dal presupposto che le soluzioni totalizzanti sono spesso irrealizzabili e che contenere entro limiti ridotti l'evasione sarebbe un risultato già straordinario.

Certo, se l'uso del contante venisse abolito e chi osasse compiere versamenti bancari in banconote venisse tassato alla fonte del 33%, l'evasione sarebbe praticamente debellata. E con l'evasione verrebbero colpiti anche i fenomeni criminali che vivono nel "nero". Dallo spaccio al " pizzo". Ma, a parte che se anche la circolazione della carta moneta fosse eliminata gli spacciatori ed i mafiosi saprebbero bene come reintrodurre a proprio vantaggio i meccanismo ancestrale del baratto, bisognerebbe convincere la stragrande maggioranza degli italiani, che al momento sono ancora affezionati all'uso delle banconote e delle monete, a passare alle carte di pagamento. E, soprattutto (problema di non poco conto) bisognerebbe convincere le banche che dalle carte di credito dei clienti traggono un utile non indifferente, a rinunciare del tutto a questo utili ed a sobbarcarsi il costo (non ininfluente, visto che l'uso della carta di credito diventerebbe generalizzata ) dell'operazione. 

Nessuno, naturalmente, vuole rilevare come il "vasto programma" della Gabanelli e della Rimini sia ispirato ad una visione un po' troppo radicale, che non tiene conto della realtà sociale del paese. Più tranquillamente si vuole  approfittare della circostanza per rilanciare, nel momento in cui il governo affronta il problema della revisione delle deduzioni e delle detrazioni fiscali, del riordino dell'Iva e della definizione delle formule di pagamento dell'Imu, la proposta di contenere il fenomeno dell'evasione attraverso una riforma fiscale che, senza prevedere l'abolizione del contante, consenta ai cittadini di indicare e scaricare le proprie spese.

Insomma, nessuno pretende una rivoluzione salvifica. Ci accontenteremmo di una semplice, banale  riforma. Magari copiata ai modelli di altri paesi e senza la pretesa di inventare la pietra filosofale. Che non esiste.


di Arturo Diaconale