Usa, moderati in via di estinzione

giovedì 5 aprile 2012


Sono tempi duri per i moderati negli Stati Uniti. Nel Partito Repubblicano, è in corso una vera e propria selezione naturale, in cui la specie conservatrice prevale su quelle centriste e pragmatiche. L'ultimo caso riguarda un ex marine, Nathan Fletcher. Membro veterano dell'assemblea della California, candidato sindaco per San Diego, si era scontrato con il Grand Old Party esprimendosi a favore dell'insegnamento di "storia gay" nelle scuole pubbliche, è d'accordo con la sinistra sulle questioni ambientali e aveva votato, con i Democratici, contro l'esenzione fiscale delle imprese non basate in California. Il 28 marzo, dopo che si è visto preferire Carl DeMaio, quale aspirante sindaco della città di San Diego, l'ex marine ha lasciato il Partito. In un video su YouTube ha detto di essere stanco di una politica troppo partigiana, in cui gli avversari sono trattati da nemici. La scelta di preferirgli DeMaio è comunque supportata dai sondaggi, sempre più a sfavore del marine pragmatico.

Il suo caso non è il primo e non sarà l'ultimo. Un mese prima, il 28 febbraio, un'altra veterana del Grand Old Party, la senatrice Olympia Snowe, ha annunciato che non si ricandiderà. Anche lei era entrata in rotta di collisione con il suo schieramento, soprattutto dopo essere stata l'unica esponente della destra ad aver votato a favore della ObamaCare (la riforma della sanità) nella Commissione Finanza del Senato. «Non mi aspetto, realisticamente, che la politica partigiana di questi anni al Senato possa cambiare nel breve periodo», aveva dichiarato la Snowe, annunciando il suo.

Questo processo di selezione non riguarda solo i Repubblicani. Ora è naturale parlare di più di loro, perché sono in corso le elezioni primarie per la scelta del candidato presidente che dovrà sfidare Barack Obama. Ma l'attuale inquilino della Casa Bianca, non dimentichiamolo, fino al 2008 era considerato uno dei più estremisti (di sinistra) fra i candidati dei Democratici. Il blocco dei Progressisti, all'interno del Partito, da marginale che era è diventato egemone. E' dunque in corso una radicalizzazione della politica americana, sia a destra che a sinistra. Merito della crisi economica?

Non solo. E' anche e soprattutto una questione di coerenza. I termini "moderato" ed "estremista" sono troppo spesso privati del loro significato. Moderato o estremista rispetto a cosa? Il cuore conservatore del Partito Repubblicano mira a preservare i valori tradizionali della famiglia e della Costituzione degli Stati Uniti: difesa dell'individuo (e di tutte le comunità volontarie) dal potere pubblico e dei singoli stati dal centralismo del governo federale. Un "estremista" repubblicano tende ad essere coerente nel sostenere questi valori, un "moderato" ad annacquarli. In alcuni casi, addirittura, a non condividerli. Ma allora perché un elettore di destra dovrebbe votare un Repubblicano progressista, preferendolo a chi, come i Progressisti (quelli veri), vuole esplicitamente più potere di intervento dello Stato nell'economia e nella famiglia? La regola "meglio l'originale della copia" è rispettata costantemente dall'elettore americano: dopo anni di conservatorismo compassionevole, ha vinto Obama, un "community organizer" democratico progressista. Storicamente questa regola ha sempre funzionato, almeno in campo repubblicano. Ronald Reagan, "estremista", ha ottenuto due mandati. Il suo successore George Bush (padre) ha alzato le tasse ed è stato sonoramente battuto da Bill Clinton, pur avendo vinto la Guerra Fredda e la Guerra del Golfo. Suo figlio, quando si presentò con un programma moderato nel 2000, quasi perse la partita con Al Gore. Nel 2004, rivestendosi nel ruolo del difensore della patria (dal terrorismo) e dei valori tradizionali, vinse alla grande contro John Kerry.

La crescita del movimento Tea Party ha rinnovato completamente la classe politica repubblicana nelle elezioni di medio termine del 2010: la maggioranza dei candidati pragmatici è stata bocciata nelle primarie. Attualmente il più moderato dei repubblicani, Mitt Romney, era considerato il più "estremista" nelle elezioni del 2008. Ma potrebbe comunque aver filo da torcere. Perché la selezione della specie è ancora in corso.


di Stefano Magni