Tra liberismo, democrazia e tecnici

mercoledì 4 aprile 2012


La dichiarazione di "non fiducia" al governo Monti da parte di Antonio Martino, pubblicata su questo giornale, e le motivazioni a sostegno della sua decisione non sono di poco conto e meritano un approfondimento. In particolare laddove egli dice che «liberalismo e democrazia non coincidono, che fondamentali diritti e libertà individuali possono essere violati e calpestati anche da una democrazia...», per proseguire poi: «tuttavia mi guardo bene dal concludere che liberalismo e democrazia siano incompatibili, non lo sono affatto». 

Antonio Martino prende le mosse da queste due osservazioni per poi motivare, con raffinate argomentazioni e citazioni, il suo dissenso da questo governo di tecnici. Da ciò stimolato mi preme ragionare in merito agli effetti che anche una democrazia può avere sulle libertà della persona. Da ottimo conoscitore degli Usa, Martino osserva come, anche nel paese guida della moderna democrazia, si possano pilotare aerei militari supersonici, sposarsi o stipulare un contratto di lavoro avendo un'età inferiore a ventuno anni mentre, sotto questa età, non è possibile bere una birra in locali pubblici in tutti gli Stati. La semplice proibizione di bere una birra per un diciottenne è, indubbiamente, una limitazione della libertà personale, ma ciò nulla toglie ai valori delle democrazie in quanto tali, espressioni di libertà per milioni di uomini, così come un governo di "tecnici" non assume, in quanto tale, alcuna valenza positiva o negativa che non sia quella derivante dal giudizio che viene dato sui loro provvedimenti nel governo del paese.

Ora penso, per chiarezza di intendimenti, di dover anticipare il mio dissenso da liberale, sia rispetto ai nostri governi democratici come li abbiamo conosciuti, sia rispetto il governo attuale. Verso i primi, per le troppe eredità negative che ci hanno lasciato (l'enorme debito pubblico e la corruzione sono soltanto alcuni dei mali). Verso il governo presente, per la sua ormai visibile incapacità nel non sapere individuare il bandolo della matassa, ovvero da quale verso iniziare manovre atte alla crescita economica, lasciando alla gendarmeria fiscale il compito di risanare il bilancio di uno stato che troppo ha speso e troppo spende.

Tuttavia, corruzioni passate e presenti o aspetti tecnici nella formazione dei governi (importantissime!), nulla importano rispetto al fatto che tutti i moderni regimi democratici, Usa compresi, stanno diventando, in varia misura, meno liberali.

Infatti, non c'è solo il divieto alla birra, ma anche il divieto al fumo, l'obbligo del casco in motocicletta, l'obbligo (ancora non operativo) di indicare i numeri dei propri conti bancari sulle dichiarazioni dei redditi, la tracciabilità degli spostamenti delle persone rese possibili tramite cellulari. Si può continuare con la riforma sanitaria negli Usa, voluta da Obama, che vuole lo stato maggiormente garante della salute dei cittadini. Perfino la dieta alimentare degli obesi statunitensi è stata oggetto di preoccupazione governativa. 

Anno dopo anno, tutti i sistemi democratici, anche se ben amministrati, si sentono in dovere di "proteggere" tutti i cittadini con norme e obblighi di varia natura. Gli stati sono portati a intromettersi sempre più nella vita dei singoli: perfino i sistemi educativi genitori-figli vengono messi in discussione e un ceffone ben assestato può diventare un problema. Vediamo che anche l'Europa, che vuole essere unitaria, sebbene non si sia ancora data una costituzione, legifera su materie che invadono la sfera più o meno privata dei cittadini. La libertà dei singoli, in presenza di società complesse, è sempre più ristretta. Certo bisogna distinguere tra grandi e piccole libertà. Tra queste ultime catalogherei la libertà di bere birra e le altre citate, che vengono sacrificate in nome di un presunto benessere generale. Le altre, le grandi libertà, quelle intoccabili, bisognerà cominciare a declinarle perché non se ne perda la dimensione e l'importanza. 

Questo governo, con le sue pesanti imposizioni fiscali promosse senza nulla togliere a privilegi e risparmi, in assenza di piani per la ripresa, sta venendo meno, almeno per i ceti meno abbienti, a uno dei primi principi liberali. Sta fortemente intaccando la consistenza della proprietà privata delle famiglie (la prima casa dovrebbe essere tax free) con la scusa di salvare la collettività. Ciò non è certamente né liberale né democratico. E il "bello" è che tutto avviene con l'approvazione dei partiti che vogliono ancora governare l'Italia.


di Giuseppe Blasi