La rivolta dei poveri cristi
venerdì 30 marzo 2012
Non c'è da preoccuparsi per le tensioni tra Mario Monti ed i
partiti della sua maggioranza. Sono destinate a rientrare. Perché a
nessuno dei dirigenti del Pdl, del Pd e dell'Udc passerà mai per la
testa l'idea di assumersi la responsabilità di aprire una crisi di
governo che l'Europa ed i media dell'antipolitica presenterebbero
agli italiani come l'anticamera della tragedia finale.
C'è da preoccuparsi, invece, del gesto del "bonzo di Bologna".
Cioè della protesta estrema contro la pressione fiscale compiuta
dal piccolo imprenditore emiliano dandosi fuoco di fronte agli
uffici della Commissione tributaria bolognese. Perché, a differenza
delle tensioni tra Monti ed i partiti della maggioranza, la
disperazione e di rabbia espresse dall'imprenditore che ha deciso
di imitare i bonzi del Vietnam non sono affatto destinate a
rientrare.
Sono, al contrario, l'avvisaglia di una bufera sociale che se
mai dovesse scattare rischierebbe di non poter essere controllato
in alcun modo.I morsi della crisi, infatti, incominciano a farsi
dolorosamente a sentire. La pressione fiscale reale, quella
rappresentata dal complesso di imposte dirette ed indirette che
pesano sul cittadino, ha raggiunto un livello mai toccato in
precedenza. La pressione fiscale percepita, quella provocata dalle
campagne ispirate ad un ottuso terrorismo educativo del governo e
delle agenzie dei gabellieri, è ancora più più alta e pesante. Ed
entrambe non sono affatto destinate a calare nel corso dei prossimi
mesi ma, al contrario, a salire vertiginosamente per effetto degli
aumenti (Imu, addizionali locali, tariffe, ecc.) che raggiungeranno
l'apice all'inizio del prossimo autunno.
Fino ad ora si è sempre immaginato che la protesta sociale
potesse essere incanalata e tenuta sotto controllo dalle grandi
organizzazioni sindacali. Cioè che l'unica forma di reazione alle
lacrime e sangue imposte dalla crisi potesse essere quella di massa
dei sindacati o di quale forza politica. E si è sempre dato per
scontato, sulla base dell'esperienza del passato, che sarebbe stato
possibile contenere queste forme di protesta, anche quelle con
eventuali eccessi, entro margini di sicurezza.
Ma non è mai stata presa in considerazione l'eventualità della
protesta estrema di natura individuale. Cioè di quelle forme di
reazione incontrollata ed incontrollabile ad una situazione
ritenuta non più tollerabile che nella società della comunicazione
diventano il segnale di avvio di una rivolta generalizzata fatta di
infinite proteste individuali non incanalabili e non
controllabili.
Il "bonzo di Bologna" non è, come la stampa conformista ha
voluto rappresentare, un caso umano di fragilità e di
labilità psicologica. È la spia di un fenomeno generale che solo
gli idioti possono sottovalutare. Rappresenta il segnale che il
punto di rottura del patto sociale tra stato e cittadini è ormai
vicino. E non per le modifiche all'art.18 i cui effetti, sempre che
le modifiche si facciano, si avvertiranno in un futuro non meglio
definito. Ma per la benzina che sale, le tariffe che s'impennano,
gli stipendi che si assottigliano, i prezzi che lievitano, le multe
ingiuste che fioccano, i comuni e le regioni che bastonano e con i
rappresentanti dei pubblici poteri che sbandierano la loro facoltà
di trattare i cittadini come dei sudditi da spennare, torchiare,
perseguitare. Attenzione, allora. Perché se salta il patto altro
che tensione tra Monti ed i partiti! La primavera che era araba
diventa italiana!
di Arturo Diaconale