Ruolo delle banche centrali e merito del credito delle agenzie di rating

mercoledì 24 settembre 2025


Dalle pagine di questo quotidiano abbiamo anticipato quali sarebbero state le politiche monetarie della Banca centrale europea e della Federal Reserve americana. Abbiamo, inoltre, reiteratamente manifestato forti riserve sui criteri di valutazione del rischio Paese sul nostro debito sovrano da parte delle principali agenzie di rating internazionali. La facile previsione era dettata dal fatto che il mercato dei capitali aveva già scontato la decisione sui tassi di interesse sia della Bce, sia Fed ed era nelle cose la promozione del voto sull’affidabilità finanziaria dell’Italia da parte dell’agenzia di Fitch Ratings. È facile, altresì, immaginare che seguiranno le promozioni sul rating italiano anche da Moody’s e di Standard & Poor’s. Resto ancora convinto che i fondamentali dell’Italia, comparati con quelli della Francia, non rispecchiano la differenza di valutazione assegnata dalle agenzie di Fitch Ratings al merito creditizio del debito sovrano italiano (Bbb+) da quello francese che ancora è di tre gradini più alto (A+). Infatti, i mercati finanziari hanno ormai allineato il tasso di interesse dei Btp decennali ai corrispondenti titoli decennali gli Oat francesi. I dati macroeconomici, ormai quasi certi, indicano che l’Italia, entro il 2025, avrà un rapporto Deficit-Pil al disotto del 3 per cento anticipando di un anno l’uscita dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo. Il bilancio italiano gode di un avanzo primario al netto della spesa per interessi. L’avanzo primario è un indicatore di salute dei conti pubblici.

In sostanza se l’Italia non dovesse pagare interessi sul proprio debito le entrate dello Stato supererebbero le uscite. L’occupazione è in continua crescita ed è al record storico di persone che percepiscono un reddito da lavoro. L’Istat, ha rivisto al rialzo (all’1 per cento il Pil 2023) e ha confermato le modeste previsioni di crescita per il 2025, nonostante un contesto economico mondiale molto difficile, del Reddito nazionale lordo e il Governo di centrodestra è tra quelli più stabili in Europa. Il titolare del dicastero dell’Economia Giancarlo Giorgetti, nelle anticipazioni fornite ai media sulla nuova legge di stabilità, ha ribadito che proseguirà la politica prudente di bilancio finalizzata non solo a mantenere alta la ritrovata fiducia dei mercati finanziari ma anche quella di rispettare gli impegni che l’Italia ha assunto con la sottoscrizione della revisione del Patto di stabilità europeo. La Francia, chiuderà il 2025 con un rapporto deficit-Pil di oltre il 5 per cento e un disavanzo primario. È una nazione in profonda crisi politica e il suo debito in prospettiva crescerà a ritmi decisamente superiori a quelli del debito italiano. Nelle condizioni date, una politica monetaria della Bce, sui saggi d’interesse più accomodante avrebbe consentito un miglioramento dei potenziali di crescita in Europa e in Italia. La Fed statunitense, dopo tanto tempo, ha rotto lo schema che subordinava la riduzione dei tassi di riferimento all’andamento dei prezzi core che è indicatore principe per la decisione sulle manovre sui tassi d’interesse di riferimento; allontanandosi dal dogma obiettivo del 2 per cento d’inflazione.

La riduzione di 25 punti base, anche se insufficiente, è stato un primo passo per risollevare le sorti economiche negli Usa che hanno visto rallentare i tassi di crescita dell’occupazione. La Fed, per statuto, non ha solo il compito di mantenere il potere d’acquisto del dollaro ma anche quello di fare una politica monetaria deve essere indirizzata anche a sostenere l’economia americana e l’occupazione. Lo Statuto della Bce, che ha mutuato quello della Bundesbank, ha come scopo solo il controllo dell’inflazione entro il 2 per cento, attraverso il feroce controllo degli aggregati monetari che monitorano la massa monetaria in circolazione nei Paesi dell’area dell’Euro. Il mandato, previsto dallo Statuto della Bce non prevede interventi a sostegno dell’economia. È il limite di una banca centrale che stampa una moneta, l’euro, senza un vero Governo degli Stati che hanno aderito al sistema della moneta unica. Una vera banca centrale deve svolgere la funzione non solo di controllo dei prezzi ma anche di stimolo all’economia e deve diventare la creditrice di ultima istanza per evitare il rischio di una nuova crisi del debito sovrano che oggi potrebbe coinvolgere la Francia.


di Antonio Giuseppe Di Natale