martedì 15 luglio 2025
Porre limiti alla capacità di intermediazione dello Stato significa restituire all’iniziativa privata gli spazi che le competono
Che con l’attuale governo vi sia stata una inversione di tendenza nella gestione della finanza pubblica lo riconoscono ormai anche le opposizioni. Ad anni di scelte irresponsabili intervallate da brevi periodi di disciplina tanto forzata quanto attribuita ad agenti esterni (l’Europa, i mercati, etc.) hanno fatto seguito a partire dal 2022 politiche di bilancio ordinate e disciplinate, di cui già oggi possono essere esibiti con soddisfazione alcuni frutti. Una inversione di tendenza che non poteva essere più netta, tanto più in un Paese in cui la cultura economica è ancora, in larga misura, quella del binomio “più tasse, più spesa” e, comunque, più debito. E, si noti, “facendo meno” non si è necessariamente rinunciato a “fare meglio” come testimoniano gli sforzi per dare concretezza ad un Piano nazionale di ripresa e resilienza mal disegnato inizialmente a Bruxelles e ancor peggio declinato a Roma.
Porre limiti alla capacità di intermediazione dello Stato significa però, in primo luogo, restituire all’iniziativa privata gli spazi che le competono e che spesso e volentieri le sono stati sottratti senza motivo. E dunque implica porre in essere una azione altrettanto determinata e condivisa – e non solo verbalmente – per creare le condizioni per la piena operatività dell’iniziativa privata. Sotto questo profilo i limiti, più che della azione, della visione dell’attuale maggioranza sono ad oggi visibili e resi evidenti dalla frammentazione delle competenze in materia (in netto contrasto con quanto accade in materia di politiche di bilancio). Per quanto si tratti di comparazioni di valenza estiva e di portata limitata (e ci perdoneranno i diretti interessati), qualcosa vorrà pur dire se googlando i binomi “Zangrillo – contratti” e “Zangrillo – concorsi” si ottengono, rispettivamente, poco meno di 130mila e oltre 64mila risultati, contro i meno di 30mila risultati corrispondenti al binomio “Zangrillo – semplificazione”. O se le accoppiate “Urso – intervento pubblico” e “Urso – impresa pubblica” portano rispettivamente a 160mila e 114mila risultati contro i 76mila della coppia “Urso – iniziativa privata”.
Oltre due anni ci separano dalle prossime elezioni politiche: un periodo più che sufficiente per chiarire che, nelle intenzioni dell’esecutivo, creare spazi che il settore privato vuole e sa utilizzare deve accompagnarsi a una contestuale creazione delle condizioni perché così effettivamente sia. Sarebbe una scelta cruciale sotto il profilo economico. Sarebbe una scelta opportuna sotto il profilo politico vista l’agenda che l’opposizione propone quotidianamente al Paese.
di Istituto Bruno Leoni