martedì 15 luglio 2025
I contratti per adesione sono negozi giuridici stipulati tra un “contraente forte” (banche, assicurazioni, società erogatrici di energia, compagnie telefoniche) e un “contraente debole” che è l’utente dei servizi erogati. La lettera inviata dall’Amministrazione Trump all’Unione europea somiglia molto a un contratto per adesione che prevede il “prendere o lasciare”. Gli scambi commerciali tra gli Stati Uniti e l’Europa sono sempre stati oggetto di contenziosi. L’applicazione dei dazi doganali o dei diritti di confine si limitavano a specifiche merci. L’Europa reagiva applicando a sua volta dazi doganali su determinati prodotti americani per ritorsione. Mai si era arrivati alla imposizione di dazi su tutte le merci oggetto di importazione dall’Europa da parte degli Usa. Oggi la situazione dell’Europa è completamente mutata. Eventuali ritorsioni che possano prevedere dazi reciproci da parte della Ue nei confronti degli Stati Uniti è di difficile attuazione per una serie di debolezze strutturali dell’Unione europea causate da gravi errori politici strategici.
L’Europa si è trovata dipendente nei confronti degli Stati Uniti nel settore delle nuove tecnologie digitali il cui monopolio di fatto è nelle mani delle Big Tech, nei confronti della Cina nel settore della produzione di impianti di produzione di energia alternative e dipendente dal resto del mondo per l’energia prodotta da fonti fossili (gas e petrolio) anche a causa dell’embargo e le sanzioni contro la Federazione Russa dopo l’invasione dell’Ucraina. Le gravi responsabilità politiche per la situazione attuale di sudditanza sono da addebitare alla miopia delle forze politiche (popolari e socialisti) che governano l’Europa da decenni senza soluzione di continuità. Gli errori di fondo, causati da motivazioni ideologiche, risiedono nella follia del Green Deal che ha distrutto l’eccellenza dell’industria dell’auto tedesca, italiana e francese e che ha spalancato il nostro ricco mercato all’auto elettrica prodotta in Cina da fabbriche largamente sostenute dallo Stato.
Il paradosso è che le auto elettriche sono state il cavallo di Troia per permettere ai produttori cinesi di collocare anche le loro auto ibride a prezzi competitivi rispetto alle auto europee.
Un vero e proprio suicidio economico che ha coinvolto la più importante filiera produttiva dell’Europa continentale. I lungimiranti strateghi cinesi si sono per tempo attrezzati per contrastare eventuali dazi nel settore auto realizzando impianti industriali direttamente in Europa così da aggirare possibili difese future dell’industria europea. L’aforisma di moda negli Stati Uniti che dice “l’America innova, la Cina copia, l’Europa regola” è tutt’oggi un’amara realtà. In verità, negli ultimi anni anche la Cina ha saputo innovare in settori strategici creando condizioni di quasi monopolio grazie alle cosiddette terre rare, mentre l’Europa continua imperterrita a regolare. Nelle condizioni date il potere contrattuale dell’Europa è da “contraente debole”. Eppure l’Europa ha la forza economica e le risorse umane e finanziarie in grado di affrancarsi dalla dipendenza tecnologica delle grandi corporate americane e dall’invasione di auto cinesi.
La prima risposta immediata dovrebbe essere l’abbandono della costosissima follia del Green Deal dando spazio alla industria automobilistica europea di percorrere soluzioni diverse rispetto al dogma dell’auto elettrica. Aprire direttamente un canale diplomatico con la Russia per la risoluzione il più possibile equa della guerra in Ucraina. Donald Trump ci sta costringendo a sostenere le spese della guerra (“forniremo le armi all’Ucraina ma li dovrà pagare la Nato” e quindi implicitamente l’Europa) e della futura ricostruzione dell’Ucraina e continua ad essere l’unico interlocutore di Vladimir Putin. Solo gli oneri e nessun peso politico diplomatico. La promozione di una forte e unitaria azione diplomatica con la Russia libererebbe risorse finanziarie (meno spese per l’energia e per le spese militari) che potrebbero essere utilizzate per ridurre il gap tecnologico con gli Usa e con la Cina. Le competenze degli europei in tutti i campi del sapere non sono inferiori né a quelle americane né tantomeno a quelle cinesi. Solo un’azione forte ripristinerebbe una negoziazione alla pari tra l’Europa e gli Stati Uniti. Non è mai troppo tardi.
di Antonio Giuseppe Di Natale