I podcast di Liber@mente

martedì 8 luglio 2025


Sguardi liberi e riflessioni su idee, potere, società

a cura di Sandro Scoppa

n. 4/2025 Marx e la Scuola austriaca: due idee di classe, due divisioni del mondo

Quando si parla di lotta di classe, il riferimento quasi automatico è Karl Marx. Nella sua visione, la società è divisa in due grandi blocchi: chi possiede i mezzi di produzione – i capitalisti – e chi non possiede nulla se non la propria forza lavoro – i proletari.

Per il filosofo tedesco, questa divisione è alla base dello sfruttamento e determina un conflitto strutturale: l’imprenditore cerca il profitto, il lavoratore ne subisce le conseguenze. La storia, secondo lui, è la storia della lotta tra classi.

Ma c’è una scuola di pensiero che rovescia completamente questa impostazione: è quella austriaca. Anche in questo approccio si riconosce l’esistenza di classi e di tensioni sociali, ma l’origine del conflitto non è nel mercato, bensì nel potere politico. Il vero spartiacque non passa tra proprietari e salariati, ma tra chi vive producendo e scambiando liberamente, e chi vive usando la forza dello Stato per appropriarsi della ricchezza altrui.

Per l’autore del Capitale, il capitalista sfrutta il lavoratore perché si appropria del plusvalore. Per gli economisti liberali, seguaci di Menger, invece, lo sfruttamento si manifesta quando qualcuno impone le proprie regole con la minaccia della forza: è l’apparato pubblico che tassa, regola, sussidia, protegge monopòli. E così crea caste privilegiate che prosperano non grazie allo scambio, ma grazie alla coercizione.

Il mercato, nella visione marxista, è il luogo della disuguaglianza. Nella prospettiva dei pensatori marginalisti austriaci, al contrario, è uno spazio di cooperazione volontaria. Dove c’è libertà contrattuale, non c’è dominio, ma accordo. I prezzi si formano spontaneamente, le imprese competono per offrire di più, il progresso nasce dalla creatività individuale. Il pensiero socialista propone di risolvere il conflitto con l’abolizione della proprietà privata e la collettivizzazione. Ma l’esito storico è stato sempre lo stesso: uno Stato ancora più forte, più oppressivo, più escludente. La risposta liberale è l’opposto: ridurre drasticamente il potere politico, eliminare i privilegi di legge, lasciare che la società si autogoverni liberamente.

In sintesi: per Marx, liberarsi vuol dire abbattere il capitalismo. Per la Scuola Austriaca, vuol dire affrancarsi dallo Stato. Due idee di classe, due visioni del mondo. Una porta al potere, l’altra alla libertà.


di Redazione