Bialetti diventa cinese, accordo con Nuo Capital

mercoledì 16 aprile 2025


Addio a un’altra azienda simbolo del made in Italy. Bialetti, simbolo italiano della moka, se ne va. Passa di mano la caffettiera ideata da Alfonso Bialetti nel 1933 e prodotta in più di 320 milioni di esemplari. La lussemburghese Nuo Capital, che fa capo al magnate cinese Stephen Cheng, ha perfezionato la sottoscrizione di un contratto di compravendita per l’acquisto del 78,567 per cento delle azioni di Bialetti. Successivamente sarà lanciata l’Opa per il successivo delisting dalla Borsa di Milano. Un primo accordo è stato raggiunto da Nuo Capital con Bialetti Investimenti e Bialetti Holding per l’acquisto del 59,002 per cento, per un corrispettivo di 47 milioni 334mila euro. Un secondo contratto di compravendita è stato stipulato con Sculptor Ristretto Investment, per l’acquisto di circa il 19,565 per cento per un corrispettivo complessivo di 5 milioni 731mila euro. I contratti di compravendita prevedono pertanto che Nuo Octagon, anche tramite altra società direttamente o indirettamente controllata e designata dalla stessa quale acquirente, acquisti dai venditori una partecipazione complessiva del 78,567 per cento del capitale sociale di Bialetti. Il closing è previsto entro la fine di giugno 2025.

Successivamente promuoverà un’offerta pubblica di acquisto totalitaria sulle azioni di Bialetti quotate a Piazza Affari, con un corrispettivo non inferiore a 0,467 euro per azione. In seguito alla chiusura dell’Opa, l’acquirente intende perseguire il delisting delle azioni Bialetti. La compravendita si inserisce nell’ambito di una più ampia operazione legata al rifinanziamento dell’indebitamento di Bialetti oggetto dell’accordo di ristrutturazione del debito. In particolare, si prevede che il rifinanziamento dell’indebitamento esistente di Bialetti oggetto dell’accordo di ristrutturazione. Ci sarà un finanziamento junior di importo massimo pari a 30 milioni di euro, che sarà concesso da parte di illimity Bank e Amco Asset Management Company e un finanziamento senior, di importo massimo pari a 45 milioni euro, che sarà concesso da Banco Bpm insieme a Bper e Banca Ifis. Previsto anche apporti di equity da parte di Nuo Octagon per almeno 49,5 milioni di euro, con una riduzione significativa dell’indebitamento.

Il presidente di Bialetti Industria, Francesco Ranzoni, circa l’accordo per la vendita a Nuo Capital sottolinea: “Ho acquistato questo meraviglioso marchio più di trent’anni fa. Bialetti oggi è una realtà internazionale con un grande potenziale. In questi anni – aggiunge – abbiamo attraversato momenti storici complessi, ma con passione, dedizione e spirito di squadra siamo sempre riusciti a guardare avanti e a far crescere l’azienda. L’ingresso di Nuo rappresenta ora una leva strategica per rafforzare ulteriormente il brand e consolidarne il posizionamento sui mercati esteri”. Come evidenzia Egidio Cozzi, amministratore delegato di Bialetti Industrie, “oggi Bialetti è un’azienda più solida, forte di una visione strategica chiara e di un marchio riconosciuto a livello globale. Con l’ingresso di Nuo – aggiunge – si apre un nuovo capitolo, ricco di opportunità: continueremo a investire in innovazione, internazionalizzazione e autenticità, mantenendo sempre al centro la passione per il caffè e l’eccellenza del made in Italy”. Per Tommaso Paoli, ceo di Nuo, l’accordo per l’acquisto di Bialetti “rappresenta una sfida significativa e bellissima per noi, ponendoci di fronte a nuovi obiettivi di crescita per un marchio storico della cultura e della tradizione italiana. Siamo nati a Milano – aggiunge – e dal 2016 abbiamo investito oltre 400 milioni di euro di capitali privati nel made in Italy, in aziende che oggi possono contare su nuovi modelli organizzativi e gestionali, sempre più aperte ai mercati internazionali, mantenendo indipendenza e identità proprie. Siamo entusiasti di mettere al servizio di uno dei brand più significativi del nostro Paese le risorse e le competenze necessarie per una nuova fase di sviluppo di Bialetti e del nostro territorio”.


di Fausto Marsini