Locazioni commerciali: imprenditori 2.0, regole vintage

giovedì 27 marzo 2025


Intelligenza artificiale, business globali, startup che nascono e muoiono alla velocità della luce. Eppure, se un imprenditore oggi vuole affittare un locale per la sua attività, deve ancora fare i conti con una legge del 1978. Sì, proprio quella: 47 anni e non sentirli. O meglio, sentirli tutti.

Abbiamo droni che consegnano pacchi e algoritmi che gestiscono interi magazzini, ma il contratto di locazione commerciale è ancora regolato con i criteri di un’epoca in cui il massimo della modernità era, non per tutti, il fax. Durata minima di sei anni (nove per gli alberghi), diritto di prelazione, indennità per la perdita dell’avviamento: strumenti che nel 2025 sembrano usciti da un museo del diritto piuttosto che da una normativa pensata per il mercato attuale.

L’imprenditore 2.0 si muove in un contesto di cambiamenti rapidi e modelli di business flessibili, ma deve adattarsi a regole immobili, nel vero senso della parola. Aprire e chiudere un’attività non è più un processo lineare e stabile come una volta, ma la normativa sulle locazioni commerciali continua a trattarlo come se lo fosse.

Il risultato? Vincoli rigidi, poca adattabilità e un mercato che fatica a rispondere alle esigenze di chi oggi fa impresa.

Serve un cambio di passo, una riforma che riporti la disciplina delle locazioni commerciali nel presente, magari con contratti più agili, flessibili e calibrati sulle reali necessità di chi investe. Perché altrimenti, tra un po’, l’unico negozio ancora compatibile con questa legge sarà un antiquario.


di Giovanni Gagliani Caputo