Le comunità energetiche rinnovabili e il caso Cerquity

venerdì 17 gennaio 2025


Configurazioni alternative per i nuovi player nel mercato delle rinnovabili e l’emergere dell’outsider sovraregionale

A vent’anni dall’introduzione del secondo conto energia, quello che fece decollare le rinnovabili come metodologia alternativa per la generazione elettrica, tanto su grande come su piccola scala, il legislatore italiano ha promosso una nuova configurazione di produzione al fine di implementare le fonti rinnovabili in tutti i contesti possibili, anche nei comuni più piccoli.

Una simile impostazione trascende, purtroppo, le ragioni /la natura del mercato nazionale e trova spiegazione nell’insensata determinazione della Commissione europea, a guida Von der Leyen, di perseguire obiettivi energetici oltremodo impegnativi, tutti unicamente concentrati sulle Fer. Non è infatti notizia di oggi la strategia di decarbonizzare l’economia di un intero continente al 2050, con un passaggio intermedio al 2030, gravosissimo per l’economia italiana, in quanto il pacchetto Fit for 55 prevede per il nostro paese un aumento di 70 Gw rispetto ai 58 installati nel 2021. E con l’aggiuntivo pacchetto di potenziamento chiamato per l’appunto RepowerEu la quota si accresce arrivando a quasi 100 Gw di installato! Una quantità enorme se si considera che i consumi di picco orari in Italia raramente superano i 60-70 Gwh!

Ad oggi, secondo i dati Gse (Gestore dei Servizi Energetici) ad inizio 2024, ossia un anno fa, avevamo oltre 1,6mln di impianti fotovoltaici disseminati per la penisola per circa 31 Gw di potenza installata. Si tratta di un ottimo risultato, ma solo per centrare il Fit for 55 dovremmo disporre (di fotovoltaico) più del doppio dell’attuale installato.

La risposta che l’Italia ha approntato nell’ultimo biennio è stata articolata e diramata su diversi fronti; in particolare si è progettata un’innovativa organizzazione di partecipazione e produzione che potrebbe davvero realizzare la generazione rinnovabile ad elevata diffusione. Il decreto del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica del 7 dicembre 2023, n. 414 (Decreto Cacer), ha definito le nuove modalità di concessione di incentivi, volti a promuovere la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili inseriti in configurazioni di comunità energetiche, gruppi di autoconsumatori e autoconsumatore a distanza.

Il Testo integrato per l’autoconsumo diffuso (Tiad) di Arera, regola il meccanismo di funzionamento e i contributi di valorizzazione che spettano all’energia autoconsumata nell’ambito delle configurazioni ammesse. Ne sono definite sette differenti tipi per l’autoconsumo condiviso ed hanno come fattore comune quello di essere un gruppo o comunità che agisce come collettivo. E questo è un profondo elemento di novità: si trascende la specifica dimensione di singolo consumatore e/o producer per andare a promuovere un nuovo soggetto sovra individuale.

A tali nuovi soggetti di mercato, il decreto Cacer riconosce il diritto di accedere alla tariffa incentivante nella forma di “autoconsumatore a distanza”, “gruppo di autoconsumatori” e, soprattutto, di Comunità Energetiche Rinnovabili (Cer). Questa è un’associazione a partecipazione volontaria, dotata di autonomia giuridica, i cui membri, si avvalgono di impianti a fonte rinnovabile (Fer). Tutti i soci sono connessi ad una medesima cabina primaria e condividono, tramite i loro consumi, l’energia elettrica prodotta dagli impianti.

L’obiettivo principale è fornire benefici energetico-ambientali, economici e sociali per i propri aderenti, come anche alle aree locali in cui opera.

Gli appartenenti possono essere i soggetti i più vari: dai semplici cittadini alle associazioni private, ma anche piccole e medie imprese (per le quali la partecipazione alla Cer non costituisca l’attività commerciale e industriale principale), oppure enti territoriali e autorità locali, come pure gli enti di ricerca e formazione, gli enti religiosi, quelli del terzo settore. Quindi un parterre di partecipanti estremamente ampio e variegato. Non ne possono far parte i fornitori aziendali di energia elettrica, grandi o piccoli che siano; se così fosse sarebbe snaturato il vincolo e la finalità dell’adesione comunitaria e nulla risulterebbe cambiato rispetto alla fornitura ordinaria.

Le Cer, specie se diverranno numerose, promuoveranno un nuovo scenario del mercato energetico basato sulla generazione distribuita, che favorirà lo sviluppo di energia a chilometro zero e di reti intelligenti (o smart grid), riducendo gli sprechi energetici, con risparmio sia in termini di emissioni sia di spesa economica.

Una Cer apporta un vantaggio economico a tutti gli attori partecipanti, protegge il territorio e salvaguardia l’ambiente. Essa immette nella rete locale energia pulita a prezzo vantaggioso per chi acquista, ottenendo un ritorno economico per chi vende energia. Gli investimenti per l’energia, in questo modo restano a livello locale promuovendo lo sviluppo del territorio e generando nuovi posti di lavoro. Si potrà perfino raggiungere l’indipendenza energetica con un piccolo gruppo, il vicinato, il quartiere o la città senza coinvolgere grandi imprese.

Questa configurazione trovò la sua primigenia traduzione operativa nella Comunità Energetica Rinnovabile “Energy City Hall” di Magliano Alpi, presso Cuneo.  È stata la prima Energy Community nell’ormai lontano 2020, peraltro in un momento di estrema difficoltà perché fu l’anno d’inizio della pandemia. Da tale esperienza si è elaborato un modello funzionale che potesse essere replicato “n volte” nelle più diverse parti d’Italia. Così è stato, ed è sorta la realtà di Cerquity, probabilmente la più importante Cer sul territorio nazionale: sono infatti nate, oltre all’originaria Cerquity piemontese competente per la zona nord, anche Cerquity centro, con sede a Pescara, e Cerquity sud con sede a Matera. In queste tre città convergono le informazioni e i dati di tutti i soci delle rispettive zone di mercato e aree convenzionali. L’organizzazione non è casuale in quanto si è voluto riproporre il pattern del mercato elettrico, con referenti per ogni area, al fine di poter seguire da vicino ogni socio. La Cer ha dunque una dimensione nazionale ed un’operatività sovraregionale. Altro aspetto non secondario è che essa si articola partendo dalla provincia, piuttosto che dalla grande città, scelta quantomai azzeccata perché è nella provincia che risiede il più alto numero di persone e dove sarà più facile e solido il legale degli associati.

Ai fini dell’ottenimento dell’incentivo sarà necessario rispettare l’equilibrio tra produzione e consumo di energia all’interno delle rispettive aree convenzionali di mercato mentre la gestione ed il coordinamento saranno effettuate da Cerquity un unico centro operativo. Tale impostazione consentirà l’ottimizzazione dei costi ed aumenterà la competitività lasciando comunque inalterata l’autonomia, garantendo performance non raggiungibili da configurazioni minori e isolate. La forma societaria di Cooperativa senza scopo di lucro proposta da Cerquity consentirà anche a chi si assocerà in seguito di beneficiare delle stesse opportunità dei soci iniziali.

Le singole configurazioni nelle aree convenzionali godranno di totale autonomia nella gestione degli incentivi a loro spettanti in linea con il proprio orientamento e quindi non dovranno necessariamente seguire la proposta statutaria.

Le associazioni di categoria locali, amministrazioni pubbliche, enti territoriali e gli altri attori coinvolti, saranno i referenti dei loro associati nei confronti di Cerquity: questo consentirà di essere vicini al territorio, snellire e velocizzare le comunicazioni ed essere più efficaci sul Mercato.

Versando la quota di adesione si diventa soci della Società Cooperativa Cerquity. A copertura dei costi di caricamento sarà dovuto un ulteriore contributo economico una tantum proporzionato alle caratteristiche delle utenze conferite alla Cer. Nella prima fase i soci si vedranno riconoscere la quota parte di incentivo a loro spettante in base all’energia condivisa tramite la Cer. Successivamente, saranno avviate le altre attività riservate alle Cer che necessitano di capacità operative specifiche e volumi di energia maggiori ed è proprio per questa fase che è fondamentale l’organizzazione diffusa nella zona di mercato per sfruttare al meglio tutti i vantaggi offerti dal partecipare ad una Cer.

Inoltre, Cerquity può assistere nelle operazioni di accesso rapido al Pnrr per gli impianti di produzione realizzati nei Comuni con meno di 5.000 abitanti al fine di ottenere un contributo a fondo perduto pari al 40 per cento dell’investimento effettuato, a valere sulla dotazione complessiva nazionale di 2,2 miliardi di euro. Le richieste di accesso al contributo devono essere inviate entro e non oltre il 31 marzo 2025 e tutti gli impianti ammessi al contributo dovranno entrare in esercizio entro 18 mesi a partire dalla data di ammissione al contributo e comunque non oltre il 30 giugno 2026. La misura si applica fino al 30 giugno 2026, per la realizzazione di una potenza complessiva di almeno 2 Gw, nel limite delle risorse finanziarie attribuite dal Pnrr, di 2,2 miliardi di euro.

L’affermazione di Cerquity come speriamo di altre realtà similari è la risposta che il Legislatore ha fornito alla Domanda, ad oltre vent’anni dalla liberalizzazione del mercato energetico: finalmente gli utenti possono organizzarsi autonomamente in gruppi di produzione e consumo. La risposta ad opera dei consumatori è un tassello fondamentale in ogni mercato, ma lo è specialmente in quello dell’energia dove vi è la forma, la più rigida, di anelasticità del consumo rispetto alle variazioni del prezzo, come l’esperienza nei mesi successivi allo scoppio della guerra russo – ucraina ha dimostrato: prezzi accresciuti di oltre 300 per cento con sostanziale invarianza dei consumi energetici.

Ad oggi i prezzi dell’energia in Italia rimangono elevati di oltre il 50 per cento rispetto ai vicini europei come Francia o Spagna. Poter disporre di una risposta organizzata della Domanda significa dunque completare il panorama della concorrenza in un mercato che si dichiara liberale e nel quale, perciò, la domanda deve avere l’effettivo potere di svolgere il suo ruolo di decisore e selezionatore delle offerte senza il pregiudizio della rinuncia al consumo.


di Pierpaolo Signorelli