martedì 17 dicembre 2024
L’Unione europea rappresenta un motore di sviluppo e coesione per i suoi Stati membri, e i finanziamenti europei giocano un ruolo cruciale in questo processo.
Queste risorse, infatti, alimentano progetti che spaziano dall’innovazione tecnologica alla sostenibilità ambientale, dalla formazione professionale al sostegno delle imprese, impattando direttamente sulla vita di milioni di cittadini.
Ma da dove provengono questi fondi e, soprattutto, come accedervi? Scopriamo tutto quello che c’è da sapere sulle opportunità offerte dall’Ue.
Il bilancio dell’Unione europea è finanziato principalmente attraverso le cosiddette “risorse proprie”, un sistema di contribuzione che coinvolge tutti gli Stati membri. Queste risorse comprendono una quota del Reddito Nazionale Lordo (Rnl) di ciascun Paese, i dazi doganali sulle importazioni da Paesi extra-Ue, una piccola percentuale dell’Iva riscossa a livello nazionale e un contributo basato sulla quantità di rifiuti di imballaggio in plastica non riciclati.
A queste si aggiungono altre entrate, come i contributi di Paesi terzi a determinati programmi, gli interessi di mora e le multe, nonché eventuali eccedenze degli esercizi precedenti. L’Unione europea sta attualmente valutando nuove risorse proprie: tra le opzioni oggetto di valutazione ci sono somme collegate alle emissioni di gas serra e ai profitti delle aziende, al fine di diversificare ulteriormente le entrate e rispondere alle sfide del futuro.
Il bilancio dell’Ue si basa sul principio di pareggio, il che significa che le spese annuali devono essere interamente coperte dalle entrate. Tuttavia, in situazioni eccezionali, il trattato dell’Ue conferisce alla Commissione europea il potere di contrarre prestiti sui mercati internazionali dei capitali. È il caso del programma Next Generation Eu, un piano straordinario per la ripresa post-Covid finanziato attraverso l’emissione di obbligazioni europee, il cui rimborso è previsto fino al 2058.
I fondi europei rappresentano una straordinaria opportunità per le imprese, in particolare per le piccole e medie imprese (Pmi). Questi finanziamenti possono sostenere progetti di innovazione, digitalizzazione, transizione ecologica e internazionalizzazione, fornendo alle aziende le risorse necessarie per crescere, competere sul mercato globale e creare nuovi posti di lavoro.
Tuttavia, non è sempre facile accedere a queste risorse. La complessità delle procedure burocratiche, la difficoltà di interpretazione dei bandi e, il più delle volte, la scarsa conoscenza dell’esistenza stessa dei fondi, possono rappresentare un ostacolo significativo per molte imprese.
Del resto, orientarsi nel dedalo delle opportunità di finanziamento offerte dall’Ue richiede tempo, competenze specifiche e una profonda conoscenza delle normative europee. Per questo molte aziende si affidano a società di consulenza specializzate nella finanza agevolata come Golden Group, che offrono un supporto a 360 gradi: dalla ricerca dei bandi più adatti alle specifiche esigenze aziendali, fino alla preparazione della documentazione necessaria e alla gestione dell’intero iter burocratico.
I fondi europei si dividono in due macro-categorie: fondi diretti e fondi indiretti, conosciuti anche come fondi strutturali e di investimento. I fondi diretti sono gestiti direttamente dalla Commissione europea e vengono erogati ai beneficiari, che possono essere enti pubblici, imprese, organizzazioni non governative o singoli cittadini, attraverso bandi specifici.
I fondi indiretti, invece, sono assegnati agli Stati membri, che a loro volta li gestiscono ed erogano attraverso Piani Nazionali (Pon) e Piani Regionali (Por). Questa tipologia di fondi mira a ridurre le disparità economiche e sociali tra le diverse regioni europee, promuovendo la coesione territoriale e lo sviluppo sostenibile.
L’accesso ai fondi avviene principalmente attraverso la partecipazione ai relativi bandi pubblici, che definiscono i criteri di selezione dei progetti, le priorità tematiche e le modalità di presentazione delle domande. Tra i criteri più importanti vi sono l’innovatività del progetto, il suo valore aggiunto europeo e la sua capacità di generare un impatto positivo sul territorio e sulla società.
Le imprese possono accedere sia a fondi diretti (attraverso strumenti come Grants, Appalti e programmi come InvestEu) sia a fondi indiretti partecipando ai bandi pubblicati nell’ambito dei Pon e dei Por. Il processo di candidatura è articolato e complesso, e richiede una pianificazione accurata, una conoscenza approfondita delle normative europee e, spesso, il supporto di consulenti specializzati.
Dalla preparazione della proposta progettuale alla gestione finanziaria, dalla rendicontazione delle spese alla comunicazione dei risultati, ogni fase deve essere gestita con la massima attenzione per evitare errori e garantire il successo dell’iniziativa.
La programmazione finanziaria dell’Ue per il periodo 2021-2027 mette a disposizione un ampio ventaglio di strumenti di finanziamento per le imprese e gli enti pubblici. Tra i principali fondi attivi, oltre a quelli già citati, spiccano:
Il meccanismo di finanziamento dell’Ue si basa su un principio di “andata e ritorno”. Gli Stati membri contribuiscono al bilancio comune e, in base alle loro necessità e alla qualità dei progetti presentati, ricevono a loro volta risorse finanziarie.
Non tutti i Paesi, però, sono solo beneficiari. Alcuni, come Germania, Francia e, per diverso tempo, l’Italia, sono anzitutto contributori, versando all’Ue più di quanto ricevono. Altri, invece, soprattutto i Paesi dell’Europa orientale e meridionale, sono detti “beneficiari netti”, ricevendo un flusso di finanziamenti superiore ai contributi versati.
Questa dinamica, tuttavia, non si basa esclusivamente su un criterio di solidarietà, ma anche sulla consapevolezza che tutti gli Stati membri traggono beneficio dall’appartenenza al mercato unico, dalle politiche comuni e dalla libera circolazione delle persone e delle merci.
L’Italia, dopo un lungo periodo come contributore netto, grazie ai fondi stanziati per la pandemia, si avvia a tornare ad essere uno dei principali Paesi beneficiari. Resta tuttavia il problema della capacità di spesa, con l’Italia che si colloca agli ultimi posti in Europa per l’utilizzo dei fondi strutturali a causa principalmente della scarsa conoscenza del fenomeno. Sono molte infatti le imprese che ignorano la possibilità di accedere a contributi e finanziamenti pubblici.
Sebbene sia innegabile che i fondi europei rappresentano una risorsa preziosa per costruire un’Europa più resiliente, competitiva e sostenibile, in Italia c’è ancora molto da fare sotto l’aspetto della divulgazione. Solo se gli imprenditori comprenderanno da dove provengono questi finanziamenti, come funzionano e come accedere alle opportunità offerte dai bandi sarà possibile sfruttare appieno il potenziale di crescita e sviluppo che l’Ue mette a disposizione.
di Redazione