lunedì 16 dicembre 2024
Crescita economica, stabilità sociale e innovazione passano dalla tutela della proprietà e dall’efficienza del sistema giudiziario
Quando si discute di prosperità economica e benessere sociale, i diritti di proprietà e un sistema giudiziario efficiente emergono come le fondamenta indispensabili per lo sviluppo di una società libera e prospera. Questi principi non sono mere astrazioni teoriche, ma condizioni imprescindibili per un’economia di mercato sana e competitiva. In Italia, purtroppo, entrambi i pilastri mostrano segni evidenti di fragilità, contribuendo a un preoccupante immobilismo che ci posiziona al 30° posto nell’Indice di prosperità del Legatum Institute, organizzazione indipendente di Londra. È una posizione che non si discosta da quella del 2011 e che, pur riflettendo un’apparente stabilità, cela tuttavia un’amara verità: il nostro Paese è fermo, mentre i concorrenti europei corrono.
La tutela dei già menzionati diritti, che sono fondamentali per trasformare “beni morti” in “capitale vivo”, come ha sottolineato Hernando de Soto, non è solo una garanzia morale o giuridica: è un motore economico. La proprietà privata, infatti, non è soltanto un diritto naturale, ma un meccanismo che consente la capitalizzazione delle risorse. Il che comporta che, quando essa è solida e riconosciuta, i beni possono essere utilizzati come garanzia per ottenere credito, incentivando l’innovazione e gli investimenti. Al contrario, se non è adeguatamente registrata o protetta, ovvero, ed è pure peggio, se è continuamente minacciata, non può essere integrata nei circuiti economici moderni, limitando così il suo potenziale di crescita.
Ciò è quanto accade esattamente in Italia, dove incertezza normativa e procedure farraginose scoraggiano gli investimenti, rendendo il patrimonio immobiliare e le risorse imprenditoriali meno produttive. La Penisola presenta infatti un indice di tutela dei diritti di proprietà di 4,38 su 10, il quale rappresenta il risultato non casuale ma tangibile di un quadro normativo caotico e di una burocrazia invasiva, ed è ben lontano dai leader europei come i Paesi Bassi (2° posto, con 91,1, in crescita rispetto all’89,9 del 2013), la Danimarca (11° posto, con 85,4, con un miglioramento costante) e la Germania (21° posto, con 85,4, che ha fatto registrare un incremento di oltre tre punti in dieci anni). Spagna e Portogallo: rispettivamente 32° e 33° posizione, con valori attorno al 72, mostrano ben 20 unità sopra l’Italia, avendo attuato riforme per rafforzare le garanzie patrimoniali e semplificare i procedimenti amministrativi, con effetti tangibili sulla loro competitività. Si aggiunga poi che nel confronto europeo, l’Italia ha annotato un aumento minimo del proprio punteggio (+0,10 in dieci anni), mentre altri Stato hanno registrato progressi compresi tra il 10 per cento e il 15 per cento.
Se i richiamati diritti di proprietà raffigurano la base materiale della prosperità, la giustizia rappresenta il suo guardiano: “La giustizia – ha osservato Adam Smith – è il pilastro principale che sostiene l’intero edificio della società”. Da ciò consegue che un sistema giudiziario efficiente garantisce la certezza del diritto, elemento essenziale per attrarre investimenti e costruire fiducia tra i cittadini, mentre uno inefficiente mina la fiducia nella legge, scoraggia gli investimenti e rende imprevedibile il contesto economico.
Il Bel Paese, sempre per il citato istituto britannico, è fermo al 130° posto per fiducia nella giustizia, con un punteggio crollato da 49 nel 2013 a 36 nel 2023. Tale calo riflette l’inefficienza di un sistema caratterizzato da tempi biblici: occorrono (in media) 1.300 giorni per risolvere una causa civile o commerciale, contro i 500 giorni della Germania o i 400 dei Paesi Bassi. Inoltre, l’eccessiva durata dei procedimenti si traduce in costi sociali elevatissimi, con milioni di controversie arretrate che paralizzano l’intero sistema: il numero di cause arretrate al 2023 supera il milione e mezzo, con una riduzione marginale di appena il 2 per cento rispetto al 2013. Altre nazioni, come la Spagna (87° posto, con 51) e il Portogallo (113° posto, con 3), nonostante presentino problemi strutturali, registrano una crescita complessiva della fiducia nella giustizia.
Il fallimento italiano negli ambiti indicati non è soltanto una questione tecnica, ma il risultato di politiche economiche distorte e soffocanti, dominate da interventismo statale e dirigismo, che si protraggono da lungo tempo e hanno scoraggiano il libero mercato, privandolo della sua capacità di autoregolarsi e generare ricchezza, e soffocato l’iniziativa individuale, riducendo le transazioni economiche e il potenziale di crescita.
Un sistema giuridico solido e orientato alla protezione della proprietà non è quindi un lusso, ma una necessità. Ed è del pari innegabile che lasciando il mercato libero di operare, senza le catene di una regolamentazione asfissiante, si diffonde il benessere, come ha del resto dimostrato la Danimarca, ove l’efficienza giudiziaria e la sicurezza dei diritti hanno stimolato l’apertura di nuove imprese, attratto capitali stranieri e promosso un clima di fiducia diffusa.
Stando così le cose, non è revocabile in dubbio che, in una fase storica segnata da profonde incertezze economiche e sociali, l’Italia si trovi dinanzi a una scelta fondamentale: rafforzare il diritto di proprietà come pilastro della giustizia e del progresso economico, o cedere ancora a tentazioni redistributive che rischiano di comprimere le libertà individuali e minare il suo tessuto produttivo?
La scelta appare scontata: è quanto mai necessario intraprendere finalmente un percorso di riforme strutturali coraggiose, smantellando il labirinto burocratico e riducendo i tempi della giustizia, adottando politiche orientate alla semplificazione normativa, alla digitalizzazione e alla tutela concreta della proprietà privata.
In poche parole, abbracciando la libertà economica, garantendo il primato del diritto e tutelando con fermezza la proprietà privata, cose queste che consentiranno di costruire una società prospera e dinamica, dove ogni individuo sia libero di realizzare il proprio potenziale e contribuire al progresso di tutti.
di Sandro Scoppa